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Arsenico e vecchi merletti - Arsenic and old lace
Anno: 1898
Regista: Frank Capra;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 27-09-2005


La grande guerra

Arsenico e vecchi merletti. Frank Capra. 1942-44. USA.

Attori: Cary Grant, Josephine Hull, Jean Adair, Peter Lorre, Raymond Massey

Durata: 118’

Titolo originale: Arsenic and old lace

 

 

Brooklyn. Notte di Halloween. Il famoso Mortimer Brewster ha deciso di sposare la bionda Elaine Harper. Corso a casa delle due anziane zie, Martha e Abby, per dirle della lieta notizia, scopre nella cassapanca vicino alla finestra il cadavere di un uomo. Domandando spiegazioni alle due anziane figure, Mortimer scopre che in cantina c’è vero e proprio cimitero, con dodici cadaveri di anziani uomini soli, avvelenati dalle sue zie. A scavare le fosse è suo cugino, Teddy, che in realtà si crede il presidente Theodore Roosevelt. Mortimer, caduto nel panico, cerca di allontanare Elaine dalla casa e di risolvere la questione. La situazione precipita quando fa ritorno a casa il fratello di Mortimer, Jonathan, scomparso da diversi anni e delinquente rinomato. Con lui si presenta anche un finto dottore, in realtà suo complice, il cui compito è quello di far sparire un cadavere che entrambi hanno nella loro automobile. Una serie di equivoci fa precipitare ancor di più la situazione fino a che non arrivano i responsabili del manicomio, chiamati da Mortimer, ed alcuni rappresentanti dell’autorità. Jonathan viene arrestato, il finto medico se la dà a gambe levate, e Mortimer scopre di non essere un Brewster, ma forse di essere anche lui un pazzo come tutti gli altri.

Commedia amara, cinica ma assolutamente divertente, costruita secondo i perfetti meccanismi del plot della presentazione della sposa (o dello sposo) ai parenti, e sul tema della solitudine nella vecchiaia. Se per quanto riguarda il plot, i meccanismi come abbiamo detto sono rispettati perfettamente (differenze socio-economiche; difficoltà di inserimento; scheletri nell’armadio), è sul tema della solitudine che il regista interviene costruendo due perfette figure che s’illuminano di una tenerezza ambigua e dall’aria malsana. In realtà il film è un adattamento cinematografico di una commedia teatrale di successo scritta da  Joseph Kesselring, e che il regista di origini palermitane ha adattato rispettando quasi interamente, ma amplificando la parodia dell’horror grazie alla maschera applicata a Raymond Massey, il risultato degli esperimenti del suo medico dr. Einstein (che allude ovviamente al Dr. Frankenstein), elemento che non faceva parte della commedia portata a Broadway. All’origine dell’ispirazione, il fatto che ad interpretare il personaggio di Johnathan, il fratello delinquente di Mortimer, sul palco era l’attore Boris Karloff, a sua volta reso celebre dal film Frankenstein (1931) di James Whale. A dimostrazione del grande rispetto per l’opera originale, la scelta di girare tutto praticamente in un’unica stanza, nell’ingresso della casa delle zie, senza quasi movimenti di camera (come dimenticare però quello che si ferma sulla cicatrice di Jonathan quando fa il suo ingresso sulla scena), e con un gran rispetto dello stile, che non può straripare dalla commedia, e che quindi non mostra mai la morte, i cadaveri, il sangue. Perché si parla di morte sostanzialmente, di gente che meriterebbe di morire impiccata (quello che pensa Mortimer di Johnathan), di gente che rischia il manicomio, e di una coppia di vecchiette che di fronte alla solitudine degli uomini, s’inventano esecutrici mortali, giudici dell’esistenza. Il tema della pazzia poi, dalla quale nessuno sfugge, nella quale tutti cadono, con un crescendo di eventi ed equivoci davvero ben dosati tra loro, e che in fondo nasconde gli orrori della guarra, periodo nel quale infatti il film circolò. Infine, l’America, con Teddy che si crede Roosevelt ed il new deal che forse è una fossa scavata, incoscientemente, in un sottoscala di Brooklyn. Il tutto sapientemente miscelato, con un pizzico del cinema di Alfred Hitchcock. Nella scena in cui Cary Grant scopre il cadavere nella cassapanca, esiste un trucco che il regista usava spesso, il double-take, doppio sguardo del protagonista che guardava, girava la testa, e poi capiva. Un classico del suo cinema di commedia. Il film ebbe non pochi problemi: un’interruzione per lo scoppio della guerra, ed un ritardo di quasi due anni per l’uscita nelle sale, per non danneggiare lo spettacolo teatrale che a Broadway continuava, con sorpresa, ad avere enorme successo. Le anteprime del film poi, obbligarono il regista a tagliare la scena in cui il direttore del manicomio, interpretato dall’attore Everett Horton, veniva avvelenato dalle vecchiette: il pubblico non voleva che morisse [i]. Cast superlativo, con Cary Grant che gigioneggia e le due Josephine Hull e Jean Adair, che con la loro recitazione pacata e contenuta gli fanno da contrappesso ; molto bravo come sempre Peter Lorre, l’incubo di Düsseldorf con M - Il mostro di Düsseldorf (1931) di Fritz Lang, girato durante la loro formazione in Germania.

 

 

Bucci Mario

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[i] Paolo Mereghetti. Il dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi