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La grazia nel cuore
Anno: 1996
Regista: Allison Anders;
Autore Recensione: l.a.
Provenienza: Usa;
Data inserimento nel database: 17-05-1998


Grace Of My Heart (La Grazia Nel Cuore), di Allison Anders

Grace Of My Heart (La Grazia Nel Cuore), di Allison Anders. Con I. Douglas, M. Dillon, J. Turturro, E. Stoltz, P. Kensit. Usa, 1996.

Allison Anders, regista indipendente statunitense conosciuta in Italia per la regia del primo episodio del lavoro a otto mani "Four Rooms" (con Rockwell, Rodriguez e Tarantino), dirige questo interessante melange di musical, favola, comedy e melò. "Grace of my heart" segue la vita privata e la carriera di Edna Buxton (I. Douglas): da giovanissima aspirante cantante ad affermata autrice di testi e musiche per terzi all'interno del Brill Building, da anatroccolo bruttino e complessato a donna affascinante ed indipendente... L'arco temporale coperto dalla vicenda è di una ventina d'anni, dalla fine dei cinquanta ai primi settanta. L'obiettivo della Anders è quello di delineare una piccola storia del costume e della cultura di quel periodo di fermento, cambiamento, transizione; e nella musica, e nell'universo del business che vi si stava formando attorno, la regista individua una valida chiave d'accesso. Anders, dunque, sceglie un personaggio che viva in quel mondo, ne segua le evoluzioni in maniera non forzata. Ma non solo: Edna è un personaggio femminile forte e combattivo, che dà un taglio netto con la famiglia e le sicurezze che essa comporta, pur di realizzare il proprio sogno; cambia nome, cambia città. Simbolo di una generazione, ma soprattutto dell'emancipazione femminile, senza scadere in rigidi schematismi politici. Attorno (accanto) ad Edna, si avvicendano una serie di figure maschili e femminili che nel complesso costituiscono una galleria di tipi esemplari per ciò che concerne l'evoluzione del panorama musicale, culturale, sociale, di costume: dall'intellettuale di sinistra del Village newyorkese, dal perenne dolcevita nero; al proto-manager rampante ma sentimentale, e dunque destinato ad essere sconfitto nella giungla che egli stesso ha contribuito a creare; dalla affascinante scrittrice europea - in quanto tale considerata di levatura culturale superiore; al bambinone cresciuto a Lsd, prima star della surf music, poi, a porte della percezione spalancate, profeta di una musica cosmica... L'approccio della regista non è esattamente definibile come nostalgico: non idealizza un particolare momento, o determinate figure; se è nostalgico, lo è piuttosto per quanto riguarda quel clima mutante, attraversato da tensioni, assolutamente aperto a qualsiasi novità, cambiamento, tendenza... Ma anche, per molti versi, ingenuo: e di questa naiveté la Anders non fa mistero. E' proprio non nascondendo i limiti, ma sottolineandoli come un tratto positivo ed essenziale del periodo, che la regista riesce ad emozionare.