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L'anticristo
Anno: 1974
Regista: Alberto De Martino;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 14-04-2005


L'anticristo

L’anticristo.  Alberto De Martino. 1974. ITALIA.

Attori: Carla Gravina, George Coulouris, Mel Ferrer, Arthur Kennedy, Umberto Orsini, Mario Scaccia, Remo Girone

Durata: 115’

 

 

La paralitica Ippolita Oderisi, bloccata su una sedia a rotelle fin da piccola, da quando cioè perse la madre in un incidente stradale, prova a chiedere la grazia ad un santuario, ma gli è rifiutata. La donna cade in depressione, ma con l’aiuto di un medico, scopre anche che a bloccarle le gambe è un trauma e non qualcosa legato al suo fisico. Grazie all’ipnosi, il dottor Marcello Sinibaldi riesce ad individuare la causa del trauma: le fiamme che avevano arroventato l’auto durante l’incidente le ricordavano il rogo di un’altra vita dove lei era stata condannata a morte perché si era accoppiata con il Maligno. L’ipnosi sembra risolvere i problemi di Ippolita che può così riprendere a camminare, ma il demonio che l’ha posseduta si manifesta in tutta la sua potenza, facendole prima compiere un omicidio, poi facendole avere rapporti incestuosi con il fratello Filippo ed infine offendendo tutti, mostrando la sua potenza. L’intervento del vescovo suo zio, Ascanio, non fa che confermare una certezza: Ippolita ha bisogno di un esorcismo. Viene allora chiamato un sacerdote che, grazie anche alla fede del padre di Ippolita, scaccia il demone dalla ragazza.

Alberto De Martino, ad un anno di distanza dal più famoso film realizzato sullo stesso tema, L’esorcista (19739 di William Friedkin, è stato capace di realizzare una pellicola che ha davvero poco da invidiare a tutte le altre che si sono volute cimentare con il tema della possessione maligna. Le differenze con il campione d’incassi americano sono sostanziali: l’ambientazione prima di tutto (quella italiana, intrisa di misticismo secolare), l’origine dell’orrore (ne L’esorcista l’origine è il Male, nel film italiano l’origine invece è nello stesso Bene, tanto che appare la figura maligna di Gesù), ma anche il gesto della fede, in questa pellicola più importante rispetto a quella diretta di William Friedkin, dove la crisi di fede è del prete, e non del soggetto che subisce la possessione, abbandonato da Dio. Certo, Alberto De Martino sceglie anche la difficile strada di aggiungere altra carne al fuoco (il comportamento sessuale dell’indemoniata, strutturato su processi freudiani di natura edipica) ma non è così ingenuo da lasciarsi sfuggire dalle mani il corpus della pellicola, in alcuni punti davvero agghiacciante. La fotografia di Aristide Massaccesi (in arte Joe D’Amato), l’interpretazione di Carla Gravina e le musiche di Ennio Morricone (dirette dal maestro Bruno Nicolai) aggiungono il giusto necessario ad un film dimenticato dalla critica, poco apprezzato, ma che è un vero cult nel genere. Rivedere la scena della grazia ricevuta dalla prima donna nel santuario per capire come alcune volte il cinema italiano di genere sapeva farsi valere.

 

 

                                                                                                                      Bucci Mario

                                                                                                          [email protected]