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Gladiator - Il gladiatore
Anno: 2000
Regista: Ridley Scott;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 21-05-2000


Il gladiatore

Il gladiatore
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: David Franzoni, John Logan, William Nicholson
Fotografia: John Mathieson
Produzione: Douglas Wick, David Franzoni, Branko Lustig
Interpreti: Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Neilsen, Djimon Hounsou, Richard Harris, Oliver Reed
Origine: USA, 2000, 2 ore e 35 min.
Genere: Peplum

Cinema e storia
La macchina cinematografica americana sta provvedendo a riscrivere tutte le storie del mondo. Sia il passato, sia il futuro (vedi l'ultimo Mission to Mars) sono costruiti secondo lo sguardo, il gusto e l'immaginario contemporanei. I tre aspetti fondamentali nella messa in scena di un kolossal storico potrebbero essere quelli suggeriti da Nietzsche, in "Considerazioni inattuali. Sull'utilità e il danno della storia per la vita" citati da Deleuze in "L'immagine-movimento": la storia monumentale, la storia antiquaria e la storia critica. Le prime due ispirano l'ambiente (l'inglobante) e le sue caratteristiche (costumi, tende, armi, gioielli ecc.). Nel caso di Il gladiatore l'ambiente è l'impero romano dei primi secoli dopo Cristo, con gli elementi distintivi dell'epoca. I fasti del dominio romano sul mondo esterno, velati dalla corruzione dei politici, dall'altra parte il popolo, con la sua fame anche di spettacolo. La storia critica, invece, dovrebbe spingere lo spettatore a una riflessione etico morale. La valenza di tali aspetti assume nel cinema americano un carattere compulsivo. La storia monumentale non è in grado di raffigurare le cause, ma sempre gli effetti in sé, cosicché le opposizioni tra ricchi e poveri, buoni e cattivi sono parallele come il montaggio in Intolerance di Griffith. Di conseguenza, suggerisce Deleuze confermando le tesi di Eisenstein, "è inevitabile che le cause siano rigettate da un'altra parte e che appaiono solo sotto forma di duali individuali, che oppongono a volte un rappresentante dei poveri e un rappresentante dei ricchi, a volte un decadente e un uomo dell'avvenire, altre volte un uomo giusto e un traditore eccetera".
È chiaro che tale sistema rappresentativo coincide perfettamente nel caso specifico, nell'opposizione tra Massimo e Commodo.

Lo spettacolo
Ridley Scott, il regista culto di Alien e Blade Runner, dopo le ultime opere deludenti come Soldato Jane, firma questo kolossal di oltre cento milioni di dollari. È un film che non ha il coraggio di abbandonare la tradizione e la miopia hollywoodiane e raggiunge perfettamente lo scopo: imbastire un formidabile spettacolo. L'arena dei gladiatori corrisponde agli stadi sportivi, come ha di recente mostrato Oliver Stone in Ogni maledetta domenica. Nondimeno Scott ha il coraggio di dichiarare apertamente il piacere ludico dello spettacolo messo in scena, il suo effetto nefasto di meccanismo perverso che cela il dominio dei potenti. L'illuminato Gracco, come il saggio Marco Aurelio sfavorevole ai giochi, dice: "non sono uno del popolo, ma per il popolo". Il gladiatore ex generale romano Massimo, interpretato magnificamente da Russell Crowe, si rivolge al pubblico per misurarne direttamente tutta la voracità di spettacolo, e i suoi gesti, le "gloriose" performance truculente, rimangono scolpiti nella memoria.
Potremmo aggiungere che la vittoria di Massimo contro l'odioso Commodo è una vittoria mediatica. Ha conquistato l'arena e quindi il popolo, ed il suo nome circola, è conosciuto da tutti, la sua figura è diventata mitica più di quella dell'imperatore. Massimo è l'eroe che, nella contrapposizione all'avversario, ha già vinto, ancor prima del decisivo e prevedibile duello finale. Ma davvero l'eroe è un segno del progresso civile o soltanto l'affermarsi consolatorio dello statu quo?

Fantascienza e autocitazione
Altri aspetti rilevanti del film sono l'atmosfera fantascientifica e l'autocitazione.
Scott spinge la narrazione, le immagini, verso una dimensione ultraterrena, metafisica, confermata anche dallo stile futuristico della computer graphics Dreamworks nella ricostruzione della Roma imperiale. Nel film i personaggi sono in contatto con l'al di là. Massimo, in un sogno ad occhi aperti che attraversa tutto il film, vede la moglie, il figlio, la porta e il campo di grano che li separa, ma si accinge a percorrere.
Scott filma nuovamente, e con quasi identica scelta delle inquadrature, un parricidio: in Blade Runner, il replicante Roy uccideva il padre creatore, ne Il gladiatore Commodo uccide il vecchio padre Marco Aurelio. Come se il destino dell'uomo fosse ineluttabilmente legato ad un gesto disperato, ad un grido di dolore o speranza, vero motore della Storia.