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Hurlyburly
Anno: 1998
Regista: Anthony Drazan;
Autore Recensione: luca aimeri
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 15-04-1999


Bugie, baci, bambole e bastardi

Bugie, baci, bambole e bastardi. (Hurlyburly)

Regia: Anthony Drazan; scenegg.: D. Rabe (da un suo lavoro teatrale); cast: S. Penn, K. Spacey, R. Wright Penn, C. Palminteri, M. Ryan. Usa, 1998; 122’.

Los Angeles, il mondo del cinema, una villa, tre amici, tre donne, tante notti: sesso, alcol, droga. Fiumi di parole, o piuttosto ‘la parola messa in scena come azione’. Cinema di dialoghi, di derivazione teatrale: David Rabe è autore sia della pièce originaria che dell’adattamento. Un lavoro di ri-scrittura che pare essere stato meno rigoroso e più indulgente nell’ultima parte: una ventina di minuti di troppo, in cui gli elementi drammatici non riescono più a combinarsi in quell’esercizio di equilibrismo tra commedia e dramma (ma attenzione, non si ride), e viene meno quella efficace tensione che sottende il resto del film - ne resta soltanto la cappa opprimente e claustrofobica che funziona da detonatore e amplificatore, e crea effetti di ridondanza. Cinema di personaggi, più che di azioni (non-verbali), che funziona soprattutto grazie alle performance del ricco cast: credibilmente tormentato Sean Penn (‘Coppa Volpi’ a Venezia), ambiguo e cinico Kevin Spacey, disturbato e disturbante, come una bomba ad orologeria dal countdown imprevedibile, Chazz Palminteri; altrettanto efficaci le prove delle attrici fatta eccezione per Meg Ryan, che con difficoltà riesce a piegare il suo faccino da commedia sentimentale con la ragazza sbandata che interpreta. Vite disperate, amicizia virile, impossibilità di un contatto non solo fisico con l’universo femminile: il nucleo drammatico è costruito intorno a Palminteri, che, frustrato e violento, è la mina vagante che s’installa nella villa-palco. Come accadeva magistralmente in "America oggi" di Altman, la tragedia può irrompere da un momento all’altro in un quotidianità (oltre il) limite.