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C'e' posta per te
Anno: 1998
Regista: Nora Ephron;
Autore Recensione: l.a.
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 05-01-1999


«Someone you pass on the street may already be the love of your life

C’E’ POSTA PER TE

Tit. or.: You've Got Mail; regia: Nora Ephron; soggetto: dall’opera teatrale "Parfumerie" di Nikolaus Laszlo, dalla sceneggiatura "The Shop Around the Corner/Scrivimi fermo posta" di Samson Raphaelson; sceneggiatura: Nora Ephron & Delia Ephron; prodotto da: Nora Ephron, Lauren Shuler-Donner; musica: George Fenton; fotografia: John Lindley; costumi: Albert Wolsky; scenografia: Dan Davis; montaggio: Richard Marks; cast: Tom Hanks (Joe Fox), Meg Ryan (Kathleen Kelly), Parker Posey (Patricia Eden), Greg Kinnear (Frank Navasky), Jean Stapleton (Birdie), Steve Zahn (George Pappas), David Chappelle (Kevin Scanlon), Dabney Coleman (Nelson Fox), John Randolph (Schuyler Fox), Heather Burns (Christina); produzione: Warner Bros.; Usa, 1998.

Per "C’è posta per te" i rimandi principali (filologicamente corretti) sono due: "The Shop Around the Corner" (Scrivimi fermo posta, 1940) di Ernst Lubitsch, di cui il film in questione è un remake; e "In the Good Old Summertime" (I fidanzati sconosciuti, 1949), di Robert Z. Leonard, che era la ripresa in chiave musical del film di Lubitsch. Tutti e tre i film discendono dalla piece teatrale "Parfumerie" di Nikolaus Laszlo. Ma c’è una terza pellicola cui è legato inestricabilmente "C’è posta per te"; un link magari meno "alto" ma sicuramente forte e riconosciuto dal pubblico (e su cui si è puntato ampiamente): "Sleepless in Seattle" (Insonnia d’amore, 1993) della stessa regista Nora Ephron. L’operazione, infatti, è evidentemente nata nella speranza di bissare il successo di "Insonnia d’amore": stessa regista, come detto; stessa (co)sceneggiatrice (ancora la Ephron); stessa coppia protagonista, Tom Hanks e Meg Ryan… Non solo: entrambi i film sviluppano il medesimo story concept (l’idea portante del soggetto); risulta evidente confrontando le rispettive frasi di lancio dei film (che appunto espongono il concept): "What if someone you never met, someone you never saw, someone you never knew was the only someone for you?" (E se qualcuno che non hai mai incontrato, né visto, né conosciuto, fosse l’unica persona giusta per te?) per "Insonnia d’amore", "Someone you pass on the street may already be the love of your life" (Lo sconosciuto che ti passa accanto per strada potrebbe essere già il Grande Amore della tua vita) per "C’è posta per te". I due film sono costruiti sul medesimo meccanismo drammatico: Hanks e la Ryan sono innamorati l’uno dell’altra, senza saperlo; in "Insonnia…" era una trasmissione radiofonica a mettere in contatto i due protagonisti mantenendone l’anonimato – lui vedovo con un figlio, a Seattle, sulla West Coast, e lei, vicina alle nozze con l’uomo sbagliato a New York, sulla East Coast; in "C’è posta per te" è la Rete a creare la "coppia di sconosciuti" – i due si conoscono per gioco in una chat line su Internet e iniziano a scriversi regolarmente e-mail (ovvero, la versione attualizzata e tecnologica del fermo posta). Le correzioni di formula non mancano: mentre nel primo film la conoscenza è sostanzialmente univoca (è la natura del medium a determinare tale squilibrio: Meg Ryan sente Hanks confessare il suo dolore per la mancanza della moglie ad un talk show radiofonico, e inizia una personale indagine per scoprire l’identità dell’"insonne di Seattle" – dopodiché, anche qui le lettere non mancano), in "C’è posta…" il rapporto è a doppio senso (Internet lo permette), le e-mail viaggiano con regolarità dal terminale di uno a quello dell’altra e viceversa, ma con tutte le assurdità del caso: i due amanti virtuali non si (ri)conoscono eppure abitano nella stessa città (N.Y.), nello stesso quartiere, si sfiorano per strada ogni giorno. Ovviamente, con tali premesse, l’amore che lega i due protagonisti è meno "magico" di quello di "Insonnia…", non è sufficiente l’incontro degli sguardi per strada a farli riconoscere, a determinare il colpo di fulmine; dunque gli sceneggiatori insistono sul gioco di coincidenze spingendo l’intreccio sul versante comedy più di quanto non accadesse in "Insonnia d’amore" - che, al contrario, si manteneva in perfetto equilibrio tra sentimento e commedia, tra lucciconi e risate. Non potendo essere la distanza geografica a rendere presumibilmente impossibile l’incontro/unione; e dovendo tuttavia esserci un ostacolo forte al coronamento del sogno d’amore che sullo schermo (del computer/delle e-mail) parrebbe scontato, gli sceneggiatori ricorrono a un conflitto a livello "sociale", giostrando così l’intreccio su due piani che inevitabilmente vengono mandati in cortocircuito: via e-mail emerge il lato profondo, vero, dei protagonisti e la loro perfetta compatibilità; nella vita, al contrario, i due si scoprono su posizioni diametralmente opposte, acerrimi nemici - Lei proprietaria di una piccola libreria per ragazzi e Lui di una catena di mega-bookstores che schiacciano implacabilmente le piccole attività. Il cuore e gli affari: il rapporto che si crea è di amore e odio, ed offre ai due attori la possibilità di spaziare nelle loro interpretazioni più che nella loro prima prova insieme (la Ryan comunque sempre legata alla sua svampitezza trasognata e infantile, mentre Hanks ripropone i tratti di cinica indecifrabilità già mostrati nel personaggio secondario ritagliatosi nel suo primo lungometraggio come regista, "That Thing You Do!/Music Graffiti, 1986). Amore e odio, ma dato l’anonimato in cui è calato il rapporto epistolare è solo l’odio ad emergere… sino all’epilogo: in cui finalmente si verifica il sospirato riconoscimento e i due si baciano in un tripudio di fiori e tinte pastello mentre la macchina da presa panoramica fino al cielo sulle note di "Over the Rainbow", interpretata da Judy Garland in "The Wizard of Oz" (Il mago di Oz, 1939, di Victor Fleming; la Garland era tra l’altro interprete della detta rivisitazione musicale, "I fidanzati sconosciuti"). "Da qualche parte, oltre l’arcobaleno, il cielo è azzurro e i sogni impossibili diventano realtà": un finale che fa il paio con quello deliziosamente kitsch di "Insonnia d’amore" e dichiara i debiti dell’ottimismo della commedia sentimentale con il mondo della favola.

Se "Insonnia…" era giocato sulla distanza e solo nel finale prendeva appieno corpo l’iconografia newyorkese, in "C’è posta…", tutto ambientato nella Grande Mela, la stessa metropoli diventa parte integrante della storia, come nella migliore tradizione della commedia sofisticata che la Ephron ha eletto come modello (tra le sue co-sceneggiature c’è anche la newyorkesissima comedy rosa "When Harry Met Sally/Harry ti presento Sally", 1989, di Rob Reiner; mentre "Insonnia…" intesseva infiniti rimandi con "An Affair to Remember/Un amore splendido", 1957, di Leo McCarey, del quale riprendeva il finale sull’Empire State Building): i quadretti di West Side che la fotografia ritaglia impeccabilmente, gli stralci patinati di high-society&cocktail-parties in appartamenti di intellettuali, i parchi e le botteghe e i mercatini, la vorace catena di librerie Fox capeggiata da Hanks che non può che ricordare le gigantesche Barnes&Noble di cui N.Y. è punteggiata; la città, poi, è la principale amante dei due protagonisti e, come un basso continuo, ne informa i dialoghi e i monologhi senza sosta – come a dire: sogni come questo si avverano solo sull’isola di Manatthan, ultimo frammento d’America che palpiti ancora della magia e dell’ottimismo di altri tempi.

In "Insonnia…" il terzo protagonista principale era il figlio del vedovo Tom Hanks: nel bambino, secondo formula consacrata da chilometri e chilometri di pellicola cinematografica, risiedeva una riserva di tenerezza-comicità-lacrime fondamentale per la riuscita dell’esercizio di funambolismo tra cleenex e sorrisi; "C’è posta…" non rinuncia a quell’elemento, e la componente infantile viene recuperata attraverso i nipotini di Hanks (in realtà zii, date le vicissitudini sentimentali del padre-don-giovanni che rappresentano una delle tante variazioni sul tema/sottotrame)… come in "Insonnia…" anche qui l’incontro avviene grazie ai bambini; la dose viene rincarata dagli sceneggiatori, i quali non solo costruiscono il personaggio di Meg Ryan come inestricabilmente connesso al mondo dell’infanzia professionalmente (la "Libreria dietro l’angolo" è specializzata in libri per bambini), ma la legano alla sua stessa infanzia attraverso il ricordo della madre fotografie/ricordi di amori giovanili/flashback-flou compresi. Insomma: due amanti, e il loro amore per i bambini… una potenziale famiglia perfetta.

Inferiore a "Insonnia d’amore", "C’è posta per te" è privo di quella leggerezza e di quel sapore magico, di quella essenzialità che rendeva il film un piccolo gioiello, un meccanismo perfetto; questo a causa dello sfilacciamento dovuto all’eccessivo numero di figure secondarie che affollano il plot (per dare compattezza si è ricorso alla voce over), e soprattutto della forzatura e del semplicismo che si respira nello segmento centrale: la "guerra tra librerie" è facile, sa un po’ di moralismo, rischia continuamente di far scivolare il tutto verso schematismi da tv-movie per ragazzi (la dimostrazione dei bambini davanti alla Fox si poteva evitare)… Eppure la sceneggiatura funziona: il suo continuo altalenare, il dipanarsi tra continui movimenti di chiusura, e la capacità di riaprire isolando nuovamente i protagonisti dalla realtà che li circonda, rendono bene il conflitto interiore dei personaggi – incastrati, sospesi, tra due livelli. Forse con qualche pretesa di troppo rispetto all’operazione precedente, ma divertente, coinvolgente: preparate i fazzoletti per il lieto fine.

 

filmografia di

NORA EPHRON

1998 You've Got Mail (C’è posta per te)

1996 Michael (id.)

1994 Mixed Nuts (Agenzia salvagente)

1993 Sleepless in Seattle (Insonnia d’amore)

1992 This Is My Life (id.)