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Velvet Goldmine
Anno: 1998
Regista: Todd Haynes;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: USA; UK;
Data inserimento nel database: 30-11-1998


Se siete tra i pochi entusiasti che in occasione della prima italiana al Torino Film Festival si sono presentati decorati con l Visto al 16 Torino Film FestivalSe siete tra i pochi entusiasti che in occasione della prima italiana al Torino Film Festival si sono presentati decorati con lustrini e giacche recuperate, probabilmente siete usciti estasiati da questo trip dall'effetto a dire il vero altalenante.

Se si segue Todd Haynes nella sua personale e non troppo infedele rappresentazione degli anni '70 a cavallo di Europa, America e centro-Europa, se ne vedono di cose belle: la libertà, un istante mod dandy e sublime, un momento un po' più durevole con i primi vagiti del punk, un'introduzione che omaggia ironicamente Oscar Wilde ed E.T., un bel ritratto di donna… forse anche qualcos'altro.

Però il film ammicca e ciò non va ad esso perdonato. Non dimentichiamoci che il regista aveva tra le mani nientemeno che la storia di Ziggy Stardust, in altre parole l'ascesa e la caduta della prima parte di carriera di David Bowie, con Iggy Pop in allegato (Ewan McGregor travestito da Kurt Cobain, cortocircuito abbastanza sconvolgente fra la tendenza autodistruttiva dell'ex-Stooges e la sua piena realizzazione vent'anni dopo). Con questo materiale, non c'e' motivo di occhieggiare al cinefilo con citazioni sfacciate da Welles e Kubrick, né al musicofilo con comparsate di tendenza o con l'inserimento di due interi videoclip. E invece questo succede spesso, con l'aggravante di una storia che non regge: per permettersi ellissi sulla vicenda di Bowie, infatti, il racconto deve reggersi sulle memorie di un reporter, che, mentre indaga sui personaggi, ricorda i suoi anni selvaggi, culminati casualmente con l'incontro con uno dei suoi idoli, ancora più casualmente ora oggetto della sua indagine. Evidentemente Haynes, che firma anche la sceneggiatura, crede molto al caso e, fatto grave, crede che noi tutti ci crediamo; in questo modo, quello che deve sorprendermi mi annoia o mi delude. Non che questi sentimenti siano predominanti nella viione del film, come ho già detto, si vedono cose belle, ma fino al catastrofico finale, bisogna cercare di farcela solo con questi flash e con il ricordo di un promettente inizio.