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A river made to drown in Anno: 1997 Regista: James Merendino; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 04-06-1998
A river made to drown in
A River made to Drown
in, ultima fatica del
trentunenne regista di culto (un po' avventato, ma la
cultualità è di natura virale, spesso non offre
giustificazioni nel suo manifestarsi) James Merendino. L'autore di
Toughguy e The Upstairs
Neighbours ritorna (nel circuito
festivaliero, visto che nel circuito distributivo italiano ha la
stessa statura di un Pasquale Scimeca o di un Paolo Benvenuti - che,
sia detto per chiarezza, sono tra i pochi veri registi di cui il
cinema italiano avrebbe realmente bisogno) con una storia
interpretata da Richard Chamberlain, Michael Imperioli, Ute Lemper e
James Duval (il ragazzino di Doom
Generation di Gregg Araki), in
cui la scomodità del passato torna in modo inatteso e
prepotente, facendo precipitare Allen, attualmente un giovane artista
che vivacchia tra alterne fortune, in una sorta di abisso da cui,
anni prima, era emerso faticosamente. Il film unisce passato e
presente anche a livello formale, con sequenze che intrecciano
anacronicamente spazi e tempi differenti per rendere palpabile lo
stato di frustrazione e spaesamento dei personaggi in scena
nell'impatto devastante con un qualcosa che speravano di aver sepolto
per sempre e che invece ritorna sotto una nuova veste, più
consapevole, più solidale. Ma questo rappresenta anche il
limite della pellicola: l'inversione di tendenza è una
consapevolezza di natura spirituale, un po' artefatta, molto
forzata.
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