Suspiria.
Dario Argento. 1977. ITALIA.
Attori: Jessica Harper, Alida
Valli, Stefania Casini, Joan Bennett, Flavio Bucci, Miguel Bosé, Udo Kier,
Renato Scarpa
Durata: 97’
Germania. Friburgo. Susy
Bannon arriva da New York una notte di forte pioggia e quando con un taxi si fa
accompagnare all’accademia di danza, nota una ragazza che sta scappando
dall’edificio. Al citofono la rifiutano e così deve passare la notte in
albergo. Nel frattempo la ragazza che scappava si rifugia a casa di un’amica e,
terrorizzata, le dice che vorrebbe allontanarsi per sempre dall’accademia.
Entrambe le ragazze muoiono la notte stessa: la prima impiccata, dopo aver
sfondato la vetrata del palazzo, la seconda accidentalmente trafitta da un
vetro. La mattina dopo Susy riesce ad entrare nell’accademia e conosce miss
Tanner, madame Blanc e le altre compagne del corso. La sera, in compagnia di
Olga, cerca di ricordare qualche dettaglio che le sfugge quando ha visto la
ragazza assassinata e le viene in mente di averla sentita parlare a proposito
di un iris. A causa di un affaticamento, la mattina dopo Susy sviene durante
gli allenamenti e viene messa in cura dal medico della clinica. La notte stessa
l’accademia si scopre infestata di larve che cadono dal soffitto del secondo
piano, dove era conservata una partita marcia di viveri. Tutte le ragazze sono
costrette a dormire insieme nella palestra grande. Sara, un’altra compagna del
corso, fa notare a Susy che, al contrario di quanto assicurano le altre
insegnanti, la direttrice dell’accademia quella notte è nell’istituto e che lei
la riconosce dal suo modo di respirare. La mattina dopo miss Tanner nega la
cosa davanti a Susy e subito dopo licenzia Daniel, il pianista cieco, perché il
suo cane ha provato ad azzannare il nipote di madame Blanc. Il pianista se ne
va minacciando genericamente qualcuno dell’accademia. Quella stessa sera, in
camera di Susy, Sara cerca di farle notare alcuni strani passi nel corridoio,
ma l’amica è troppo stordita da qualcosa che le viene messo ogni sera nella cena
che le ha ordinato il medico dell’accademia. Intanto, nella vuota piazza della
città, Daniel muore azzannato dal proprio cane. Preoccupata di quanto sta
accadendo, Susy parla del dettaglio dell’iris a madame Blanc la quale le
assicura che informerà la polizia e poi riferisce la stessa cosa a Sara la
quale però si mostra preoccupata perché la notte in cui la ragazza ammazzata
stava fuggendo dall’accademia, era con lei che stava parlando. Quella sera
stessa Sara torna nella stanza di Susy per consegnarle gli appunti che la
deceduta aveva lasciato a lei ma la ragazza è ancora sotto effetto di qualche
narcotico. Scoperta da qualcuno nel corridoio, Sara tenta una fuga ma rimane
impigliata in una matassa di fili metallici dove l’assassino la raggiunge e le
taglia la gola. La mattina dopo miss Tanner dice a Susy che Sara è scappata
dall’accademia senza pagare la retta e lei contatta un amico psichiatra di
quella che le conferma alcune strane idee che Sara le aveva riferito circa
l’istituto. Attraverso il colloquio con due medici, Susy apprende la storia di
una strega di nome Elena Marcos, di origine greca, che aveva fondato
l’accademia di danza ma che era morta in un incendio. Quella notte, rincasando,
Susy si ritrova sola nell’accademia ed evita di cenare. Si accorge allora anche
lei di strani passi nei corridoi e decide di seguirli. Arriva così nella camera
da letto di madame Blanc dove intuisce che l’iris è in realtà un fiore che,
disegnato nella carta da parati, nasconde un accesso per un passaggio segreto.
Seguendo il corridoio Susy raggiunge una stanza dove madame Blanc e le altre
docenti stanno decretando proprio la sua morte. Dopo aver trovato il cadavere
di Sara, Susy, nel tentativo di fuggire, finisce proprio nella stanza della
direttrice. Non appena quella si sveglia, lei la uccide pugnalandola alla gola,
alcuni istanti prima che il cadavere di Sara pugnali lei. La strega muore ed il
palazzo viene divorato dalle fiamme.
Sesta pellicola firmata
dal maestro del brivido e passaggio fondamentale dal thriller e dal giallo,
all’horror di matrice fiabesca. Scritto a quattro mani con la compagna Daria
Nicolodi dopo l’enorme successo del precedente Profondo rosso (1975),
ispirato al dramma Mine-Haha di Franz Wedekind, il film prende spunto
soprattutto da una frase del diario di Thomas De Quincey in cui lo scrittore
dichiara di voler intraprendere un libro sulle tre madri: Mater Suspiriorum,
Mater Tenebrorum e Mater Lachrimorum (testi edizioni Lindau). L’espediente
narrativo principale di questa fiaba gotica, sembra però riprendere quello
utilizzato per la pellicola d’esordio L’uccello dalle piume di cristallo
(1970), in cui al protagonista capita di assistere ad una scena importante
nella quale è proprio il dettaglio che sfugge quello che apre la strada verso
la soluzione dell’incubo (l’iris ed il passaggio segreto). La differenza
sostanziale invece sta nel fatto che mentre le precedenti pellicole si
sviluppavano secondo una logica conseguente, in questa storia sono gli eventi a
crollare addosso ai personaggi (ed al pubblico). Girato a Friburgo, il film è
un viaggio gotico e psichedelico che ha il suo punto di forza proprio nelle locations,
nelle scenografie stile liberty di Giuseppe Bassan, e nella forza delle
immagini di Luciano Tovoli, impegnato in questo lavoro a girare con tre
pellicole monocromatiche (come si faceva negli anni cinquanta) per risaltare le
sequenze con il rosso. Non da meno è il ruolo dei Goblin nella composizione
delle musiche, anch’esse gotiche ed angoscianti e che fanno leva sul crescendo
musicalbarocco (Enrico Ghezzi – Paura e desiderio). Lunghe sequenze
accompagnano gli omicidi con una tensione che a tratti toglie il respiro
(l’incubo del cieco da solo nella piazza e l’aggressione improvvisa del cane,
mentre lo spettatore attende l’ingresso in campo di un assassino). In questo
lavoro Dario Argento, sebbene mantenga in vita l’idea della morte, evita di
avvicinarsi ad una soluzione in tal genere e rimane nei confini della fiaba,
lasciando che la strega domandi a Susy “Che volto ha la morte?” e
facendo entrare in scena il cadavere dell’amica Sara, evitando anche di fare un
primo piano sulla strega colpita alla gola, chiudendo la fiaba senza che la
morte si mostri veramente, e lasciando quindi aperto l’incubo della sua
presenza (il sorriso di Susy mentre il palazzo brucia è come il risveglio da un
brutto sogno). Macabro, contrassegnato da poche morti ma comunque tutte
violente, circa l’aspetto degli effetti speciali, è sublime quando immagina il
cuore trafitto dalla lama (davvero realistico nella riproduzione) e soprattutto
quando Susy versa il vino nel lavandino, con chiari riferimenti al sangue. La
voce fuori campo che introduce la storia è la stessa di Inferno (1980), Tenebre
(1983) e Phenomena (1984), ovvero dello stesso Dario Argento. Questa
pellicola fu quella che fece conoscere il regista ad oriente tanto che il
precedente Profondo rosso (1975) fu distribuito come Suspiria – parte
seconda (testi edizioni Lindau). Il personaggio interpretato da Udo Kier,
per certi versi (e con debite proporzioni), ricorda quello di padre Karras ne L’esorcista
(1973) di W. Friedkin, impegnato a cercare una soluzione psichiatrica ad un
quesito sulla magia e la stregoneria. Di Dario Argento, Sonia Bianchini non ha
un’ottima opinione tanto che alla voce Suspiria scrive …dove gli
insegnamenti dei maestri del brivido Hitchcock e De Palma vengono sfruttati
solamente ai fini di una più che banale ricerca di effetti, tesi soprattutto ad
impedire un qualsiasi atteggiamento critico del pubblico (Alfonzo Canziani –
Cinema di tutto il mondo). Suspiria fu anche l’ultima pellicola prodotta
dalla SEDA, società fondata da Dario con il padre Salvatore, che aveva
finanziato anche tutti i film precedenti del regista romano.
Bucci Mario
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