NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Suspiria
Anno: 1977
Regista: Dario Argento;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: ITALIA;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Suspiria. Dario Argento. 1977. ITALIA.

Attori: Jessica Harper, Alida Valli, Stefania Casini, Joan Bennett, Flavio Bucci, Miguel Bosé, Udo Kier, Renato Scarpa

Durata: 97’

 

 

Germania. Friburgo. Susy Bannon arriva da New York una notte di forte pioggia e quando con un taxi si fa accompagnare all’accademia di danza, nota una ragazza che sta scappando dall’edificio. Al citofono la rifiutano e così deve passare la notte in albergo. Nel frattempo la ragazza che scappava si rifugia a casa di un’amica e, terrorizzata, le dice che vorrebbe allontanarsi per sempre dall’accademia. Entrambe le ragazze muoiono la notte stessa: la prima impiccata, dopo aver sfondato la vetrata del palazzo, la seconda accidentalmente trafitta da un vetro. La mattina dopo Susy riesce ad entrare nell’accademia e conosce miss Tanner, madame Blanc e le altre compagne del corso. La sera, in compagnia di Olga, cerca di ricordare qualche dettaglio che le sfugge quando ha visto la ragazza assassinata e le viene in mente di averla sentita parlare a proposito di un iris. A causa di un affaticamento, la mattina dopo Susy sviene durante gli allenamenti e viene messa in cura dal medico della clinica. La notte stessa l’accademia si scopre infestata di larve che cadono dal soffitto del secondo piano, dove era conservata una partita marcia di viveri. Tutte le ragazze sono costrette a dormire insieme nella palestra grande. Sara, un’altra compagna del corso, fa notare a Susy che, al contrario di quanto assicurano le altre insegnanti, la direttrice dell’accademia quella notte è nell’istituto e che lei la riconosce dal suo modo di respirare. La mattina dopo miss Tanner nega la cosa davanti a Susy e subito dopo licenzia Daniel, il pianista cieco, perché il suo cane ha provato ad azzannare il nipote di madame Blanc. Il pianista se ne va minacciando genericamente qualcuno dell’accademia. Quella stessa sera, in camera di Susy, Sara cerca di farle notare alcuni strani passi nel corridoio, ma l’amica è troppo stordita da qualcosa che le viene messo ogni sera nella cena che le ha ordinato il medico dell’accademia. Intanto, nella vuota piazza della città, Daniel muore azzannato dal proprio cane. Preoccupata di quanto sta accadendo, Susy parla del dettaglio dell’iris a madame Blanc la quale le assicura che informerà la polizia e poi riferisce la stessa cosa a Sara la quale però si mostra preoccupata perché la notte in cui la ragazza ammazzata stava fuggendo dall’accademia, era con lei che stava parlando. Quella sera stessa Sara torna nella stanza di Susy per consegnarle gli appunti che la deceduta aveva lasciato a lei ma la ragazza è ancora sotto effetto di qualche narcotico. Scoperta da qualcuno nel corridoio, Sara tenta una fuga ma rimane impigliata in una matassa di fili metallici dove l’assassino la raggiunge e le taglia la gola. La mattina dopo miss Tanner dice a Susy che Sara è scappata dall’accademia senza pagare la retta e lei contatta un amico psichiatra di quella che le conferma alcune strane idee che Sara le aveva riferito circa l’istituto. Attraverso il colloquio con due medici, Susy apprende la storia di una strega di nome Elena Marcos, di origine greca, che aveva fondato l’accademia di danza ma che era morta in un incendio. Quella notte, rincasando, Susy si ritrova sola nell’accademia ed evita di cenare. Si accorge allora anche lei di strani passi nei corridoi e decide di seguirli. Arriva così nella camera da letto di madame Blanc dove intuisce che l’iris è in realtà un fiore che, disegnato nella carta da parati, nasconde un accesso per un passaggio segreto. Seguendo il corridoio Susy raggiunge una stanza dove madame Blanc e le altre docenti stanno decretando proprio la sua morte. Dopo aver trovato il cadavere di Sara, Susy, nel tentativo di fuggire, finisce proprio nella stanza della direttrice. Non appena quella si sveglia, lei la uccide pugnalandola alla gola, alcuni istanti prima che il cadavere di Sara pugnali lei. La strega muore ed il palazzo viene divorato dalle fiamme.

Sesta pellicola firmata dal maestro del brivido e passaggio fondamentale dal thriller e dal giallo, all’horror di matrice fiabesca. Scritto a quattro mani con la compagna Daria Nicolodi dopo l’enorme successo del precedente Profondo rosso (1975), ispirato al dramma Mine-Haha di Franz Wedekind, il film prende spunto soprattutto da una frase del diario di Thomas De Quincey in cui lo scrittore dichiara di voler intraprendere un libro sulle tre madri: Mater Suspiriorum, Mater Tenebrorum e Mater Lachrimorum (testi edizioni Lindau). L’espediente narrativo principale di questa fiaba gotica, sembra però riprendere quello utilizzato per la pellicola d’esordio L’uccello dalle piume di cristallo (1970), in cui al protagonista capita di assistere ad una scena importante nella quale è proprio il dettaglio che sfugge quello che apre la strada verso la soluzione dell’incubo (l’iris ed il passaggio segreto). La differenza sostanziale invece sta nel fatto che mentre le precedenti pellicole si sviluppavano secondo una logica conseguente, in questa storia sono gli eventi a crollare addosso ai personaggi (ed al pubblico). Girato a Friburgo, il film è un viaggio gotico e psichedelico che ha il suo punto di forza proprio nelle locations, nelle scenografie stile liberty di Giuseppe Bassan, e nella forza delle immagini di Luciano Tovoli, impegnato in questo lavoro a girare con tre pellicole monocromatiche (come si faceva negli anni cinquanta) per risaltare le sequenze con il rosso. Non da meno è il ruolo dei Goblin nella composizione delle musiche, anch’esse gotiche ed angoscianti e che fanno leva sul crescendo musicalbarocco (Enrico Ghezzi – Paura e desiderio). Lunghe sequenze accompagnano gli omicidi con una tensione che a tratti toglie il respiro (l’incubo del cieco da solo nella piazza e l’aggressione improvvisa del cane, mentre lo spettatore attende l’ingresso in campo di un assassino). In questo lavoro Dario Argento, sebbene mantenga in vita l’idea della morte, evita di avvicinarsi ad una soluzione in tal genere e rimane nei confini della fiaba, lasciando che la strega domandi a Susy “Che volto ha la morte?” e facendo entrare in scena il cadavere dell’amica Sara, evitando anche di fare un primo piano sulla strega colpita alla gola, chiudendo la fiaba senza che la morte si mostri veramente, e lasciando quindi aperto l’incubo della sua presenza (il sorriso di Susy mentre il palazzo brucia è come il risveglio da un brutto sogno). Macabro, contrassegnato da poche morti ma comunque tutte violente, circa l’aspetto degli effetti speciali, è sublime quando immagina il cuore trafitto dalla lama (davvero realistico nella riproduzione) e soprattutto quando Susy versa il vino nel lavandino, con chiari riferimenti al sangue. La voce fuori campo che introduce la storia è la stessa di Inferno (1980), Tenebre (1983) e Phenomena (1984), ovvero dello stesso Dario Argento. Questa pellicola fu quella che fece conoscere il regista ad oriente tanto che il precedente Profondo rosso (1975) fu distribuito come Suspiria – parte seconda (testi edizioni Lindau). Il personaggio interpretato da Udo Kier, per certi versi (e con debite proporzioni), ricorda quello di padre Karras ne L’esorcista (1973) di W. Friedkin, impegnato a cercare una soluzione psichiatrica ad un quesito sulla magia e la stregoneria. Di Dario Argento, Sonia Bianchini non ha un’ottima opinione tanto che alla voce Suspiria scrive …dove gli insegnamenti dei maestri del brivido Hitchcock e De Palma vengono sfruttati solamente ai fini di una più che banale ricerca di effetti, tesi soprattutto ad impedire un qualsiasi atteggiamento critico del pubblico (Alfonzo Canziani – Cinema di tutto il mondo). Suspiria fu anche l’ultima pellicola prodotta dalla SEDA, società fondata da Dario con il padre Salvatore, che aveva finanziato anche tutti i film precedenti del regista romano.

 

 

Bucci Mario

[email protected]