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Starship troopers - Fanteria dello spazio
Anno: 1997
Regista: Paul Verhoeven;
Autore Recensione: l.a.
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 18-03-1998


Tit. or.: StarshipTroopers. Regia: Paul Verhoeven. Soggetto: dalromanzo di Robert A. Heinlein. Sceneggiatura:Edward Neumeier (accreditato come Ed Neumeier). Fotografia: JostVacano. Musica: Basil Poledouris. Cast: Casper VanDien (Johnny Rico), Dina Meyer (DizzyFlores), Denise Richards(Carmen Ibanez), Jake Busey (AceLevy), Neil Patrick Harris(Carl Jenkins), Clancy Brown (Sgt.Zim), Seth Gilliam (Sugar Watkins),Patrick Muldoon (ZanderBarcalow), Michael Ironside(Jean Rasczak). Effettispeciali: Tippett Studio/Banned fromthe Ranch Entertainment/Sony Pictures Imageworks/Visual ConceptEntertainment/Boss Film Studios/Thunderstone/Kevin YagherProductions/Amalgamated Dynamics/Industrial Light & Magic.Produzione: TriStar Pictures/Big Bug Pictures/TouchstonePictures. Usa, 1997. Dur.: 2h e9'.Da un romanzo cult della fantascienza unfilm che forse non diventerà cult-movie (come Atto di forza eRobocop) ma che tuttavia resta un'operazione intelligente,riuscita, gustosa, divertita e divertente. Posto come obiettivo ilfumettistico, Verhoeven riesce a colpirlo appieno mescolandoscience-fiction e soap-opera e rimpolpando di war-movie e di unosplatter che altalena tra gli effetti "disgustosi" che gli sonopropri e la componente ironica che vi è implicita. Lasceneggiatura spinge nettamente nella direzione detta (ilfumettistico): avventure nella Fanteria dello spazio di un gruppo diex-studenti della Beverly Hills del futuro con tanto di sottotrameamorose e carrieristiche, e scontri generazionali; periodo diaddestramento duro sotto un sergente di ferro che forgiaufficiali/gentiluomini; percorso di formazione che si articola traterra e spazio profondo, banchi di scuola e campi di battaglia, chesi alimenta di cuore e muscoli; combinazioni secondo logiche allimite del matematico delle interrelazioni dei molti personaggi;approfondimento psicologico ridotto alle linee essenziali; eventinarrativi a getto continuo per rilanciare continuamente l'azionesenza perdersi nei cascami mielosi delle vicende sentimentali deiprotagonisti; struttura narrativa mirata a creare l'attesa dellacomparsa dei "mostri dello spazio" (questa volta insetti giganti,blatte e ragni a go-go) - subito mostrati in azione, poi ricacciatinel futuro da un flashback completivo... Effetti speciali che, nellaloro perfezione, sembrano rimandare alla naïvete dellafantascienza "delle origini" riuscendo comunque a strappare momentidi pura tensione (l'assedio dell'avamposto da parte di migliaia dischifosi ragni è da antologia). La regia di Verhoeven rende iltutto ultra-plasticoso, accentua sfacciatamente la finzione, giocacon lo spettacolo puro, sfiora senza curarsene il sottotesto politico(affonda pesantemente nella critica alle strategie di informazione edi lobotomizzazione-mediatica e quindi, in un certo senso, non aggiral'ostacolo, ma va a colpirlo alla radice)... Facce di gomma dafotoromanzo, sorrisi strepitosamente bianchi, colate di sostanzegelatinose che nulla hanno da invidiare allo Slaim (chi se loricorda? E nella sua variante, ancora più calzante,«Slaim-vermi»?), amori intergalattici... e un mare difantascienza-tv (i telefilm Galactica per tutti) che ribolle comepropulsore. Forse un quarto d'ora in meno di durata avrebbegiovato.