I
vitelloni. Federico
Fellini. 1953.
ITALIA.
Attori: Franco Interlenghi,
Alberto Sordi, Franco Fabrizi, Leopoldo Trieste, Riccardo Fellini, Leonora
Ruffo, Achille Majeroni, Paola Borboni, Carlo Romano
Durata: 104'
Il più sincero, triste ed
autobiografico Fellini. Cinque uomini, tutti sulla trentina, nella
provincia immobile di quella che riprende Rimini negli anni 50. Cinque
vitelloni quindi, un gruppo di pasciuti amici che non vogliono crescere e che
riesce a vivere nell’impasse generazionale che li lega. Moraldo (quello che più
si avvicina alla figura di Fellini non ancora regista) è il più sensibile,
introverso, silenzioso, ma anche il più coraggioso, perché sarà l’unico ad
abbandonare il paese senza avere ancora in mente il luogo di destinazione. Albertone,
il più mammone della comitiva, solo dopo una grossa sbronza si avvicinerà
all’idea di maturare (che coincide con la presa di coscienza del
matrimonio-legame), ma si ritroverà alla fine ancora legato alla figura della
vecchia madre, promettendole che non l’abbandonerà mai come invece ha appena
fatto sua sorella Olga scappando con un uomo sposato. Riccardo e Leopoldo,
tenore e drammaturgo bloccati nella ricerca dell’ispirazione e delle
possibilità, e poi Franco, il bello della comitiva, sposato e votato alle
scappatelle, che accetterà di considerarsi marito solo dopo le cinghiate di suo
padre.
Racconto amaro sull’immobilità
della provincia, sulla mancanza d’aspirazioni di un determinato gruppo di
ragazzi che continua a vedersi lontano dal mondo della maturità legata alla
responsabilità del ruolo. Federico Fellini scappa da quest’immobilismo, ma
attraverso l’ultimo sguardo-commento-battuta di Moraldo, fugge con un senso di
disagio per il nuovo e dispiacere per il vecchio. È ancora incerto, rimpiange, non
rinnega, se ne allontana. L’immagine che chiude il film è quella del ragazzino
lavoratore, in bilico sulla linea retta dei binari. Una speranza, o la morte
della fanciullezza.
Primi grossi e pesanti passi del
regista nell’immaginario deformante (la festa di carnevale dove Alberto Sordi è
sopraffatto da alcol e coscienza) e malinconico (passeggiate sulla spiaggia
d’inverno) che determineranno la trama della sua imponente storia
cinematografica. Regia pulita, riconosciuta come un capolavoro d’artista, il film
rappresenta già l’altezza (ed uno dei momenti più alti) di tutto il lavoro del
maestro riminese. Ottimo cast d’attori, specialmente il trio Moraldo, Franco,
Alberto (Interlenghi-Fabrizi-Sordi) quest’ultimo riconosciuto con il Nastro
d’argento come miglior attore (il film ottenne anche il Nastro d’argento come
miglior film e produzione ed il Leone d’argento a Venezia nel 1953). Alberto
Sordi, con il gesto dell’ombrello mentre fa una pernacchia ad un gruppo di
operai e poi viene rincorso da questi una volta che si blocca l’automobile
sulla quale stava viaggiando, rimarrà per sempre nella comune memoria dello
spettatore italiano. Fabrizi è doppiato da Nino Manfredi e Trieste da Adolfo
Geri. Franco Interlenghi è stato Pasquale in Sciuscià (1943) di Vittorio
De Sica. Completo, moderno, racconta un momento della vita comune a tutti.
Sarcasticamente commovente.
Bucci Mario
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