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Excalibur
Anno: 1981
Regista: John Boorman;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USa;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Excalibur. John Boorman. 1981. USA.

Attori: Nigel Terry, Helen Mirren, Nicol Williamson, Gabriel Byrne, Nicholas Clay, Cherie Lunghi, Paul Geoffrey, Liam Neeson, Corin Redgrave

Durata: 140’

 

 

Cornovaglia. Alto Medioevo. Uther dopo aver vinto una battaglia ottiene dal mago Merlino di gestire Excalibur, la spada del potere e simbolo del regno. Dopo aver stretto un patto con un duca domanda al mago di possederne la moglie in cambio del futuro figlio, Artù, per il mago. Caduto in un’imboscata, Uther conficca la spada in una roccia. Diversi anni dopo molti cavalieri si sfidano per provare ad estrarre la spada. Capita che Artù, diventato scudiere, la estrae e viene nominato re. Affronta Lancillotto, cavaliere abile nelle armi, e vincendolo consacra il suo regno alla pace, facendo costruire una tavola rotonda attorno alla quale riunisce tutti i cavalieri, ed il castello di Camelot, simbolo del suo regno. Nel frattempo s’incontrano Merlino e Morgana, sorella di Artù e anch’ella negromante inferiore solo al mago. Artù nel frattempo si è sposato con Ginevra, figlia di Lodegrance, ma durante un banchetto questa è accusata di essere innamorata di Lancillotto, sempre assente alla tavola rotonda. Vinto un duello per difendere il nome della regina, Lancillotto si allontana nuovamente dal castello, seguito questa volta da Ginevra. Scoperto il tradimento Artù abbandona la spada. Il regno cade in rovina e Morgana ne approfitta prima per apprendere la conoscenza da Merlino, grazie alla quale lo imprigiona nel ghiaccio, e poi per avere un figlio da suo fratello. Artù si ammala e la terra continua a peggiorare assieme al suo re. I cavalieri allora decidono di andare alla ricerca del santo Graal, ma tutti falliscono. Passati diversi anni, il figlio di Artù e Morgana, Mordred, diventa abbastanza adulto da reclamare il regno ma Parsifal, che una volta era stato scudiero di Lancillotto, trovato il santo Graal lo porta a Camelot per farvi bere il re. Rinforzato e rincuorato, Artù va a trovare Ginevra, che nel frattempo si è fatta suora, e da questa ottiene la spada che quella aveva custodito fino a quel giorno. Merlino appare in sogno a Morgana e la istiga ad usare le sue forze e questa, accettando la sfida, perde i poteri e viene uccisa da Mordred. Approfittando della nebbia, lo sparuto gruppo di cavalieri ancora in vita affronta l’esercito di Mordred e riesce a sconfiggerlo, anche grazie al ritorno di Lancillotto. Artù e Mordred si uccidono a vicenda e spetta Parsifal il compito di gettare Excalibur in uno specchio d’acqua. La spada attenderà un nuovo re degno di brandirla in nome della pace della terra.

Visionario viaggio nell’Alto medioevo ispirato dal romanzo Le morte d’Arthur di Rospo Pallenberg (co-sceneggiatore assieme allo stesso regista) e che a sua volta si rifà al mito delle leggende medioevali bretoni. Lo stile che Boorman utilizza non si discosta dai classici del genere, a partire dalla scelta della voice-over (voce narrante esterna ai fatti) che nell’introduzione anticipa quanto accadrà sullo schermo: “L’Alto Medioevo, la terra era divisa e senza re, da quei secoli caduti in oblio nacque la leggenda del Mago Merlino, della venuta di un re, della spada del potere” recitano i titoli che anticipano le immagini. Affascinante la ricostruzione, bella la fotografia di Alex Thomson (oltre ai paesaggi si nota il lavoro fatto sulla spada, unico metallo che riflette come se fosse d’oro) e discreta l’interpretazione degli attori. Credibile fantasy che non annoia nonostante la lunghezza della pellicola, ma che ha il difetto di non essere dotato di fluidità narrativa, l’uso delle sfumature e quello dei passaggi temporali sono necessari, vista quanta carne è al fuoco, ma il risultato è comunque macchinoso in alcuni punti. Boorman non indugia sui caratteri più macabri del medioevo (battaglie sanguinose e soprattutto l’albero degli impiccati fanno il loro effetto) come non rinuncia a qualche colpo eccessivo dell’immagine (la cavalcata tra i mandorli in fiore, con carrello e rallenty, il tramonto dell’ultima battaglia) con il risultato di sovraccaricare d’epicità un racconto che ha già di per sé tanto di fantastico. Non mancano spunti interessanti della sceneggiatura, come il passaggio dal paganesimo al monoteismo visto attraverso gli occhi di Merlino (vero artefice di tutta la storia), o un personale accenno al significato del Graal: ricongiunzione dell’uomo con la Natura. Forte la convinzione dell’impossibilità della redenzione se non che con la morte. Suggestivo comunque il risultato finale (intelligente l’uso del Carmina burana per le scene di battaglia) frutto anche di un’alchemica combinazione dei quattro elementi (l’aria è il fiato del drago, la roccia è il metallo, il fuoco è la passione, l’acqua la purezza). Il mondo ruota comunque intorno ad un unico perno, quell’incomprensibile amore che Merlino riconosce come il turbamento che colpisce i mendicanti ed i re. Mordred è interpretato da Chraley Boorman, figlio del regista. Epico

 

Bucci Mario

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