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TIRANA YEAR ZERO Tirana anno zero
Anno: 2001
Regista: Fatmir Koçi;
Autore Recensione: clarissa
Provenienza: Albania/Francia;
Data inserimento nel database: 18-09-2001


Tyrane year Zero

Cinema Del Presente - Venezia 58

 

Regia: Fatmir Koçi

Sceneggiatura: Fatmir Koçi, Heinzi Brandner

Attori:

Nevin Meçaj (Niku)
Ermela Teli (Klara)
Behar Mera (Xhafa)
Lars Rudolph (Günther)

 

 

 

Film albanese di periferie desolate e postbelliche e di caseggiati alveari, brulicanti di personaggi che si rincorrono, litigano shiamazzano si amano ma che soprattutto vogliono andarsene dall’Albania. Un po’ quel che ti aspetti da un film slavo e che di solito arriva, ma lieve e commosso qui. Un film fatto per convincere gli albanesi a non andarsene.

Pare non c’entri Rosselini, ma le macerie sono le stesse.

Dopo i 1997 tutti vogliono fuggire da qualche parte, chi in Italia (che fai sposi Berlusconi? Chiede ad una donna piacente il tipico slavo da film, pingue ricoperto di oro volgare e con macchinona americana) chi in Francia per fare l’artista, chi in America per fare la bella vita (SIC).

Niku non capisce perché si debba fuggire, guida controvoglia il suo camion e naturalmente incontra personaggi surreali e vicende incredibili che poi si risolvono da sé. Stupendo il tedesco (Uno splendido e folleggiante Lars Rudolph, con a sua faccia gommosa e gli occhi spiritati, anche se è strano vederlo senza Franka Potente) che si compra un bunker (per soli 30 dollari) e poi cerca di farselo imbarcare per essere l’unico che ha un bunker albanese a Berlino, o quando Niku va al mare con una giornalista francese che rischia di farsi uccidere in ogni occasione., oppure quando porta le vecchierelle e le loro fascine al loro villaggio fuori dal tempo.Naturalmente Niku si ubriaca praticamente sempre e naturalmente porterà sul suo camion infagottato come un salame una statua di Stalin, dito teso verso l’alto, per una pubblicità. Quando i freni del camion si romperanno Niku perderà il camion, il lavoro (anche come concetto) e pure la statua che rotolerà priva di potere e fascino per un dirupo, rompendosi pure il dito.

La ragazza di Niku che era andata in Francia ( in effetti anche al cinema si rischia la vita, non si può restare) ritorna e la scena finale con Niku e lei che passeggiano tremolanti sui detriti in questa  no men’s land, decisi a rimane, è bella.

Come bella, anche se facile anch’essa (ma i luoghi comuni vanno bene anche quando sono realizzati) è la scena di litigio di massa con televisori che cadono e proiettili che girano, urla strepiti e donne che piangono.

Anche se l’Albania sembra quella nave incagliata sul mare vicino a Niku e alla folle francese in topless con il camion che fa da guardia sull’altro lato della scena.