Cinema Del Presente - Venezia 58
Regia: Fatmir Koçi
Sceneggiatura: Fatmir Koçi,
Heinzi
Brandner
Attori:
Nevin Meçaj (Niku)
Ermela
Teli (Klara)
Behar
Mera (Xhafa)
Lars
Rudolph (Günther)
Film albanese di
periferie desolate e postbelliche e di caseggiati alveari, brulicanti di
personaggi che si rincorrono, litigano shiamazzano si amano ma che soprattutto
vogliono andarsene dall’Albania. Un po’ quel che ti aspetti da un film slavo e
che di solito arriva, ma lieve e commosso qui. Un film fatto per convincere gli
albanesi a non andarsene.
Pare non c’entri
Rosselini, ma le macerie sono le stesse.
Dopo i 1997 tutti
vogliono fuggire da qualche parte, chi in Italia (che fai sposi Berlusconi?
Chiede ad una donna piacente il tipico slavo da film, pingue ricoperto di oro
volgare e con macchinona americana) chi in Francia per fare l’artista, chi in
America per fare la bella vita (SIC).
Niku non capisce perché
si debba fuggire, guida controvoglia il suo camion e naturalmente incontra
personaggi surreali e vicende incredibili che poi si risolvono da sé. Stupendo
il tedesco (Uno splendido e folleggiante Lars Rudolph, con a sua faccia gommosa
e gli occhi spiritati, anche se è strano vederlo senza Franka Potente) che
si compra un bunker (per soli 30 dollari) e poi cerca di farselo imbarcare per
essere l’unico che ha un bunker albanese a Berlino, o quando Niku va al mare
con una giornalista francese che rischia di farsi uccidere in ogni occasione.,
oppure quando porta le vecchierelle e le loro fascine al loro villaggio fuori
dal tempo.Naturalmente Niku si ubriaca praticamente sempre e naturalmente
porterà sul suo camion infagottato come un salame una statua di Stalin, dito
teso verso l’alto, per una pubblicità. Quando i freni del camion si romperanno
Niku perderà il camion, il lavoro (anche come concetto) e pure la statua che
rotolerà priva di potere e fascino per un dirupo, rompendosi pure il dito.
La ragazza di Niku che
era andata in Francia ( in effetti anche al cinema si rischia la vita, non si
può restare) ritorna e la scena finale con Niku e lei che passeggiano
tremolanti sui detriti in questa no
men’s land, decisi a rimane, è bella.
Come bella, anche se
facile anch’essa (ma i luoghi comuni vanno bene anche quando sono realizzati) è
la scena di litigio di massa con televisori che cadono e proiettili che girano,
urla strepiti e donne che piangono.
Anche se l’Albania sembra
quella nave incagliata sul mare vicino a Niku e alla folle francese in topless
con il camion che fa da guardia sull’altro lato della scena.