Till human voices wake us
Regia: Michael Petroni
Sceneggiatura: Michael Petroni
Fotografia: Roger Lanser
Montaggio: Bill Murphy
Musiche: Dale Cornelius
Scenografia: Ralph Moser
Produzione: Shana Levine, Dean Murphy, David Redman, Nigel O'Dell
Interpreti: Guy Pearce (Sam Franks), Helena Bonham Carter (Ruby), Lindler
Joyner (Sam bambino), Brooke Harman (Silvy)
Origine: Australia, 2001, 101 min., 35mm
Visto al Taormina FilmFest 2001
$align="left"; include "image1.php3"; ?>Le voci che ci sveglieranno
provengono dalle oscure profondità della mente umana. In questa storia immersa
nel panteismo naturalistico dell'Australia contadina vivere significa
sviluppare quel processo di simbiosi con la natura e le sue creature. Dalle
cicale attirate dalla luce artificiale di notte che di giorno non si vedono
perché la luce va invece verso loro, ai vitellini appena nati che bisogna
abbracciare, toccare, perché il senso tattile comunica immediatamente
l'esperienza fondamentale per vivere la vita. Si tratta di una sorta di
iniziazione di Sam alla vita che include il fiore più prezioso: il bocciolo
dell'amor tenero tra fanciulli. Il fiore che gentilmente sboccia,
nell'innocenza e curiosità adolescenziali. Le sequenze iniziali regalano questa
immersione nel sentimento di stupore del fanciullo di fronte alla maestosità della
vita, la quale coincide con la bellezza della Natura, e i paesaggi estatici
dell'Australia sono sempre adatti a sviluppare questo candido rapimento. Finché
arriva la tragedia dell'annegamento, la morte di Silvy che è l'evento
perturbante. Se la nuova vita, la vita di tutto il creato è ammantata da una
percezione poetica dell'esistenza, la morte è il momento di crisi assoluto, che
pone irrimediabilmente l'individuo di fronte a una terribile constatazione:
quella che Edgar Morin nel suo "L'uomo e la morte" fa coincidere con
la rappresentazione inevitabile della morte, vale a dire i vermi e la
putrefazione del cadavere. Il film opera una focalizzazione sul rimosso del
lutto dipendente dalla scomparsa del cadavere. Il non ritrovamento coincide con
la non visione, la mancata definizione del rito funebre. Ed infatti il
celebrante afferma, sbagliando, che non c'è bisogno del corpo poiché è lo
spirito importante. Ciò manifesta immediatamente la rimozione che durerà nel
tempo. Dopo vent'anni Sam non ha elaborato il lutto, non poteva elaborarlo, non
ha visto il cadavere di Silvy. Il rito, così come quel piccolo rito che Sam e
Silvy scoprono nel bosco, la pietra tombale che custodisce il corpo
dell'uccello, non si è veramente compiuto. Il ritorno di Silvy nelle spoglie di
Ruby è interpretabile più che altro come un ritorno del fantasma che finalmente
può essere colto nella dimensione veritativa del processo psichico. Come se Sam
si risvegliasse, trovandosi, oniricamente, nella possibilità questa volta di
salvare Silvy/Ruby dalla morte. La deriva della terapia ipnotica, come
spiegazione pseudofantasiosa-scientifica, ha un fascino contraddittorio. È un
episodio irrilevante, e da considerare ancora come un agire di Sam sul recupero
di Silvy. Ed infine il giochino dell'anagramma che suggerisce la sepoltura,
come unico procedimento di chiusura del rito. Le ultime immagini del film, in
prestito dall'iconografia pittorica di Ofelia sulla barca trascinata sul fiume
(Lete), operano l'unica soluzione possibile e definitiva del processo
psicologico della morte.
Conferenza stampa con Andrew Deane (produttore)
Perché aveva scelto Helena Bohnam Carter nel ruolo di Ruby
Ho cercato attori australiani, poiché le grandi star costavano troppo e lei era
in grado di riprodurre l'accento e non costava troppo
La chiave di lettura della tomba
Ci sono tanti significati, e comunque il regista era studente di psicologia
Come è stato ristrutturato il film per essere commerciale?
C'è stato uno sforzo anche televisivo per renderlo un prodotto internazionale,
però penso che i due attori debbano comparire già all'inizio magari in
flashback
Un produttore come lei investe su un messaggio come "ascoltare il
silenzio": si investe ancora sulla commozione, sulla lacrima?
Sì, credo sia possibile in queste storie, la storia è davvero universale,
comunque si sa che anche in America è difficile trovare dei finanziamenti per
questo tipo di film
Alcuni gesti sono molto anglosassoni, come nascondere una cosa sotto la
pietra o ricordare così il primo amore
Forse è una domanda trabocchetto, credo che il personaggio di Helena Bonham
Carte non esista cioè sia una proiezione del personaggio maschile. Il fatto di
tornare a casa lo costringe a fare i conti col passato
Ma non sembra infatti una reincarnazione
Certamente è preferibile che ciascuno ne tragga dalla storia
degli aspetti molto personali. Non è il tipico film che mette in fila dei
fatti, è più vicino alla poesia
Era importante per il film avere due nomi importanti?
No, non credo il materiale è
già importante, purtroppo gli attori attirano i finanziamenti
Ho trovato il film troppo pesante, il fatto che il regista sia stato
psicologo si vede per gli eccessivi simbolismi, perché si fa un tale abuso
della musica?
E la scena della morte della barca non è ispirata ai film di Jane Campion?
Sono d'accordo per la musica che è troppo preponderante, credo che straripi,
sappiamo che per la ristrutturazione del film sarà probabilmente cambiata.
Sono d'accordo anche per i simboli, che pur abbondando sono sempre forti
C'è un altro copione che il
regista vuole scrivere direttamente?
Sì, sta scrivendo un film per Julia Roberts, però non sono sicuro che voglia a
fare questo, fondamentalmente non è che sia desideroso di dirigere le grandi
stelle, preferisce dirigere le storie che ha scritto anche con attori
sconosciuti.