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The five senses - I cinque sensi
Anno: 1999
Regista: Jeremy Podeswa;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Canada;
Data inserimento nel database: 04-06-2000


I cinque sensi2

I cinque sensi
Regia: Jeremy Podeswa
Sceneggiatura: Jeremy Podeswa
Fotografia: Greg Middleton
Produzione: Jeremy Podeswa, Camelia Frieberg
Interpreti: Mary Louise Parker, Molly Parker, Gabrielle Rose, Daniel MacIvor, Nadia Litz
Origine: Canada, 1999, 105 min.
Genere: Drammatico

Prima ancora di un sesto senso, di percezioni paranormali, extrasensoriali, il regista-sceneggiatore Jeremy Podeswa suggerisce un ritorno ai cinque sensi base della percezione umana: la vista, l'udito, il tatto, l'olfatto, il gusto. Sono gli spunti fondamentali del film, attraverso i quali i personaggi percorrono il cammino verso la propria identità e nuovi rapporti col mondo esterno. Il gusto di Rona, nel preparare torte oltre che scenografiche anche gradevoli al palato, deve affinarsi verso la miscela giusta per la ricetta fondamentale della sua vita. L'udito dell'oculista Richard è il bene prezioso che sta sfuggendo con la tendenza alla solitudine. La fisioterapista Ruth vorrebbe conoscere gli altri così bene come quando fa i massaggi, grazie al tatto sviluppato. La figlia Rachel, invece, scopre che la sua "apertura al mondo" si fonda sullo sguardo, anche se moralmente deve superare il senso di colpa per le pratiche voyeuristiche, che causeranno la scomparsa della piccola bambina di tre anni.
Infine Robert è deciso a scoprire la propria via attraverso l'olfatto, il senso che gli rivelerà l'amore. I sentieri delle vite dei personaggi s'intrecciano l'uno con l'altro in un intricato spazio visibile vagamente onirico ed ipnotico, nel quale le percezioni dei protagonisti sono raffigurate con semplicità, sintetizzate da gesti ed espressioni del volto in primo piano. Ne viene fuori il ritratto complessivo di un mondo dolente, afflitto dal desiderio perpetuo di superare i limiti di un quotidiano angusto, le barriere moralistiche, per rintracciare l'affermazione della personale interiorità, una nuova quotidianità nella quale gli istinti naturali siano anche le vie essenziali per avvicinarsi agli altri. In un'atmosfera densa, di ricerca spirituale, Podeswa, ricorda l'altro gran canadese Atom Egoyan col quale ha in comune la produttrice Camelia Frieberg, e il gusto per i diversi piani di lettura del testo, caratteristica di molte opere dell'americano Robert Altman e la prospettiva morale delle inclinazioni umane come nell'opera di Kieslowski (soprattutto il Decalogo). Rispetto a questi registi, Podeswa appare senz'altro meno cinico e pessimista, poiché la dimensione del Caso, citato più volte dai personaggi, è intrisa della prospettiva di fede anche religiosa (la madre che prega per la figlia smarrita), o, quantomeno, la possibilità di riscatto, di superamento e, soprattutto, di trascendente rivelazione della natura apparentemente inesplicabile ed insondabile della vita umana. Se l'idea prevalente è la conoscenza innanzitutto attraverso i cinque sensi, quasi un ritorno ad Aristotele o a Locke - per il quale nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu -, altri temi fondamentali sono il sesso, o meglio l'identità sessuale, e le relazioni tra genitori e figli. Il sesso in quanto universo di sensazioni è una facoltà dell'essere nel mondo. Più complicati i rapporti tra generazioni che potrebbero ricordare il recente Magnolia di Paul Thomas Anderson. Anche qui una pioggia finale, catartica, è il buon viatico per un domani diverso, impregnato d'ottimismo e speranza.