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Nana-ni-go
Anno: 1999
Regista: Wataru Hayakawa;
Autore Recensione: adriano boano
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 01-12-1999


7/25

7/25


Regia e soggetto: Wataru Hayakawa
Sceneggiatura: Maho Arakida
Fotografia: Tadanori Kunimatsu
Montaggio: Wataru Hayakawa
Suono: Masami Fukuoka
Interpreti: Hyunga Isamu, Junya Nakano, Mihoko Umetsu, Risa Miyanagi
Produttore: Yukari Hatano.
Produzione e vendita all'estero:Palmyla Moon, c/o Wataru Hayakawa, 2-3-710 6 Jyonishi 22 Chome, Chuoh-ku Kita, Sapporo, Hokkaido, Japan, tel. 81-11-618390
Vendita all'estero:Gold View Company Ltd, 4-35-10 Watanabe Building # 201, Honcho Nakano-ku, Tokyo, Japan, tel. 81-3-53477767 e-mail: [email protected]
Provenienza: Giappone
Anno: 1999
Durata: 1 hr. 07 min.



È originale il processo di concrezione delle situazioni che si vanno a coagulare attorno a pochi elementi essenziali comuni a eterogenei personaggi, che interagiscono dapprima autonomamente con quelli che diventano pretesti al testo e si configurano poi come ossessioni, dunque puri elementi cinematografici: il furto nel supermercato ogni 25 del mese, che è anche il giorno di luglio in cui gli aceri del parco in Hokkaido procedono all’impollinazione, oppure il reiterato richiamo alla scoperta dell’abilità nell’ascolto: "Il ragazzo ha un buon orecchio" è la scoperta che viene riproposta attraverso immagini del ricordo sfocate, trattate, sfuggenti. Ecco: è questo il tema che al di là delle coincidenze condensa il lavoro attorno alla sensazione che qualcosa di importante sia stato smarrito (il naturalista non ricorda più cosa cambiò nel momento che si accorsero che ‘aveva orecchio’) e forse a quella mancanza si può ricondurre il rifiuto degli alberi di riprodursi, finché … la musica, comprendendo anche nel concetto l’arte dei liutai, produce un nuovo miracolo che focalizza tutte le vicende attorno all’espressione degli alberi, i quali attraverso le fronde ribadiscono la musica del violoncello di Tsutsumi, reinnestata dall’ennesimo percorso di un nuovo individuo (Sazanami, la fabbricante di strumenti musicali) convergente su quello snodo temporale del 25 luglio.


Le sequenze si chiudono su fotogrammi neri: più che dividere essi accentuano l’unione delle storie, inanellate anche dalla voce off, che volta per volta è attribuibile alla giovane guardia forestale o all'investigatore, che scopre di non poter più scrivere "ti amo" sulla parete una volta pronunciata la frase, dimostrando la diffusione dell'identità unica dei personaggi in un atmosfera panica volta ad annullare i soggetti.
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Si tratta di ricondurre su binari di armonia perduta esistenze diverse che avevano smarrito la direzione e per farlo l’autore si affida alla musica e agli aceri, destinati poi a produrre musica, una volta trasformati in violoncelli per superare lo stradivari di Tsutsumi, venduto. Alcuni momenti sono curiosi, come quello in cui gli aceri argentati reagiscono alla musica, dando una svolta al film (la liutaia si sente cambiata sentendo gli aceri ‘cantare’), altri sono molto suggestivi, soprattutto nel rapporto tra la ladra e l’investigatore, sia attraverso i video del supermarket, sia nella casa illuminata da colori soffusi e caldissimi contrastanti con il resto del film fotografato sui toni verdi glaciali del nord del Giappone. Un'attenzione alle malie della natura mediata dalla fotografia da confrontare all'importanza della musica: la peculiarità del botanico si bilancia con l'occhio del private-eye e le sensazioni tattili dell'artigiana: di nuovo cme in The five senses viene offerto il campionario dei sensi umani per evocare un sistema che li ordina.


Il 25 luglio è l’imbuto attraverso il quale le vicende trovano legittimazione, ma è palesemente pretestuoso (il legame con Hazuki verrà rivelato solo alla fine ed è l’ovvio genetliaco): infatti in quel giorno tutti collaborano al vero motivo del film, ovvero l’armonizzazione musicale del loro mondo.


visto al Torino Film Festival No rights reserved © 1999