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Gangster n 1
Anno: 2000
Regista: Paul McGuigan;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Gran Bretagna;
Data inserimento nel database: 09-07-2000


Gangster n° 1

Visto al Taormina Film Festival 2000Visto al
Taormina Film
Festival 2000

Gangster n° 1
Regia: Paul McGuigan
Sceneggiatura: Johnny Ferguson
Fotografia: Peter Sova
Produzione: Norma Heyman, Johnathan Cavendish
Interpreti: Malcolm McDowell, David Thewlis, Paul Bettany, Saffron Burrows
Origine: Gran Bretagna/Germania, 2000, 105 min.

L'ossessione paranoide in un personaggio di gangster, rare volte ha raggiunto, attraverso le immagini cinematografiche, una raffigurazione così intensa e spaventosa. Uno dei pochi casi è sicuramente Al Pacino in Scarface. L'ossessione è il motore principale l'impulso irrefrenabile del personaggio di Gangster, la pervicace ostinazione per raggiungere lo status di boss dei boss, scalare i vertici della malavita, trasformando la sua iniziale ammirazione per Freddie Mays in un odio sempre più cupo. Tale percorso si rivela una spirale di crescente violenza, crudeltà che si nutre di invidia, di sensi di inferiorità, fino ad esplodere nell'epilogo. "The world is your" di Scarface sembra risuonare anche qui. Gangster vuole conquistare il mondo e quando l'avrà fatto ciò segnerà anche il suo tracollo. È curioso il fatto che, come nel film di De Palma, anche qui sia una donna a eccitare la follia del protagonista, ancora la donna del capo. Paul McGuigan o meglio Gangster n° 1, già si sarà capito da queste brevi considerazioni, elabora perfettamente la tradizione di cinema epico-gangsteristico-morale che va da Martin Scorsese a Michael Mann fino a Paul Thomas Anderson (soprattutto quello di Sydney). Caratteristiche di questo stile sono la voce off del protagonista che offre un resoconto continuo dello stato emotivo del protagonista, il pensiero che lo assale e lo spinge all'azione. Seppure la rievocazione di un passato di trent'anni sia abbastanza curiosa, per la precisione di riferimenti e di dialoghi, tanto da far traballare la sceneggiatura, la follia così viva, incessante, di Gangster ormai anziano, appare ancora più oscura, rivelando l'inquietante sradicamento dalla realtà del protagonista. Come se egli fosse, con il passare degli anni, sprofondato interamente nelle sue ossessioni, come se la mancata evoluzione psicologica indichi chiaramente il baratro della malattia mentale.
Il momento più impressionante è la lunghissima soggettiva di morte di Lennye Taylor, la cui agonia è suggerita senza censure attraverso il suo sguardo, ferito, indebolito, che scorge vicino il carnefice che armeggia tra asce e coltelli, in mutande, per salvare i bei vestiti dal lago di sangue.


Conferenza con Paul McGuigan e Norma Heyman

Sul soggetto
McGuigan: La sceneggiatura mi è stata data da Norma che aveva visto la trilogia di The Acid House, tratta da Irvine Welsh
Norma: avevo peraltro già visto la commedia, l'avevo trovata agghiacciante non sapevo come passare dai monologhi alla narrazione.

Quanto è stato influenzato da Arancia meccanica?
McGuigan: Non è che il film faccia parte dei miei preferiti... Non sono influenzato da Kubrick, sono ispirato da Scorsese o da altri, ma anche i film per bambini, i cartoni animati mi influenzano moltissimo. Anche il genere gangster del cinema americano del passato.

Perché per il protagonista invecchiato ha cambiato attore?
McGuigan: La ragione per cui ho scelto di non truccare Paul Bettany è perché la sua voce rimane quella del vecchio e ciò dà colore al film, era molto importante non chiedere a Paul di fare la parte del vecchio, non aveva la vita vissuta scritta sulla faccia, ecco perché ho scelto i due attori per la parte e ho usato il trucco solo per il personaggio di Thewlis.

Le scene crude
McGuigan: Devo dire che sono stanco di far finta che non ci sia violenza nel mondo, come regista voglio mostrare qualcosa di vero, anche molto violento, non è solo un film sui gangster, ma soprattutto la storia di un uomo ossessionato, mi dispiace che la gente vedendo il film possa pensare solo alla violenza criminale.

Lo stile
McGuigan: Più uno fa film più vengono fuori delle cose, per un film credo che si debba ridurre i materiali ad un unico obiettivo, per esempio il fatto che la mdp suggerisca un equilibrio precario, angolazioni sbilenche. L'aspetto tecnico richiede che la mdp sia molto vicino alla scena e per questo ho usato un grandangolo.

L'aspetto morale, nel riscatto dell'ex gangster che si laurea, anche l'amore...
McGuigan: Sì, è un punto importante, il film ha la sua morale, ma non mi sento un crociato della morale, per me è importante che ci sia un messaggio morale ma senza prediche per nessuno. Anche l'isolamento è un tema importante, attraverso la voce off e le musiche, l'invecchiamento del personaggio, indispensabile per mostrare i sentimenti di un uomo che parla solo a se stesso.