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Frost
Anno: 1998
Regista: Fred Kelemen;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Germania;
Data inserimento nel database: 09-09-1998


Tao 98
Visto a TaoCinema 98Frost

Di Fred Kelemen; sceneggiatura, fotografia, montaggio e scenografia Fred Kelemen; musica Charles Mori; suono Vasco Pimentel; interpreti Paul Blumberg (Micha), Anna Schmidt (Marianne), Mario Gericke (il padre), Harry Baer (uomo strano), Isolde Barth (donna strana), Adolfo Assor (portiere notturno), Thomas Baumann (proprietario della balera); produttore Björn Koll; produzione Poco Films; origine Germania, 1998, colore, 16 mm., 203'

È il film premiato con il Cariddi d'argento e sicuramente è tra le opere più estreme viste al concorso. Frost presenta delle peculiarità non trascurabili. Innanzitutto si tratta di un formato 16 mm., con una fotografia molto granulosa, è inoltre una copia di lavoro. Con molta probabilità la distribuzione, sempre che il film riesca a circolare nel circuito commerciale, modificherà pesantemente la struttura del film.

Intanto la lunghezza abnorme, la prolissità di scene e sequenze che solo a una superficiale analisi possono risultare ininfluenti o gratuite. Il mio modesto avviso è che proprio questa "esasperante" lunghezza-lentezza, questa struttura delirante della concatenazione dei piani sequenza, sono le caratteristiche di un'opera davvero unica. L'inquadratura ricorrente è quella di una strada dissestata, che attraversa un paesaggio deserto. Le condizioni climatiche sono sempre ostili: vento, pioggia, neve e gelo da ogni parte, che alla fine penetrano l'anima. Il film si svolge quasi per intero su queste "strade perdute", percorse lentamente da una mamma con il suo bambino. In questo paesaggio di angosciosa solitudine le persone che si incontrano non offrono alcun conforto, anzi rivelano nuovi drammi, ulteriori sofferenze per la donna e il piccolo Micha. La protagonista Marianne è sfuggita al marito violento che la picchiava, ma il suo destino è di incontrare persone violente, che cercheranno subito di approfittare di lei. Così la donna è costretta a prostituirsi e davvero sembra sia l'unico "lavoro" possibile in un paesaggio umano così desolante.

Tra le sequenze più belle, oltre naturalmente ai già citati lunghissimi piani sequenza delle strade, quella in cui Marianne sale su una giostra. Una sediolina la porta in alto, girando vorticosamente, il mondo circostante perde consistenza fino a scomparire del tutto, insieme ai rumori e ai suoni che si attenuano; Marianne guarda il cielo che la circonda da ogni parte e pervade tutta l'inquadratura, Marianne sorride felice, ha lasciato la terra, è in volo lontanissima da tutto e tutti. Poi la giostra rallenta, ecco che ritornano i suoni, le luci del luna park. Il sogno, l'incanto di un momento sono finiti, il sorriso del volto di Marianne si spegne, la sua espressione torna alla consueta tristezza, l'incubo quotidiano è ricominciato.

Il pessimismo di questo film penetra completamente l'orizzonte visivo dello spettatore, il mondo è solo quello di Frost, il gelo perenne ci avvolge, e non scorgiamo alcuna isola di salvezza.