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Il sospetto - Jagten
Anno: 2012
Regista: Thomas Vinterberg;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Danimarca;
Data inserimento nel database: 12-08-2013


A Rignano Flaminio – un paese di diecimila abitanti vicino a Roma –i genitori di una trentina di bambini fra i quattro e cinque anni, tutti frequentanti l’asilo Olga Rovere, si recarono dai carabinieri per presentare denuncia. Incolpano tre maestre dell’asilo, il marito di una di loro, una bidella e un benzinaio cingalese di abusi sui figli. Un’accusa infamante, diabolica. Il magistrato ordinerà l’arresto di massa di tutti gli imputati. Il marchio sferzante e indelebile di essere dei mostri è marcato su di loro, tacciati del più infame dei delitti: sevizie ai minori. Le prove arrivano esclusivamente dai racconti dei bambini. Narrazioni atroci, infanganti. Ascoltando i ragazzi doveva essere un’associazione per delinquere satanica. Dalle testimonianze, le maestre durante le ore d’asilo portavano nella casa di una di loro i bambini. Le deposizioni continuano con sevizie, uso di droga, addirittura riti satanici con sangue bevuto e disegni di croci alla rovescia. Tutto accadeva di giorno e durante le ore di lezione. Chi rimaneva a controllare gli alunni rimasti? Alcuni sparivano per ore dalla classe e nessuno si accorgeva? Come mai le famiglie non notarono dei disagi al loro ritorno a casa? Viaggiavano – in gruppo - nella macchina della maestra nelle strade del paese e nessuno si accorse di loro? Nessuna testimonianza di adulti fu raccolta. In casa delle maestre non furono ritrovate indizi della presenza dei bambini, le telecamere piazzate nella scuola non mostrarono nulla di strano, mai nessuna traccia di video o file sui computer fu mai ritrovata. Nel 2012 in primo grado sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste, in parole semplici: i racconti dei bambini sono falsi, probabilmente pronunciati per assecondare i genitori. Intanto cinque anni sono passati, gli imputati sono stati in carcere, additati come degli orchi, hanno dovuto trasferirsi e comunque non è finita, perché ci saranno altri casi di giudizio e il marchio infame è incancellabile. Nonostante la mancanza di prova, la gente ha nella testa la domanda atroce: e se fosse vero? Mi sono ricordato del fatto durante la visione de Il sospetto del regista danese Thomas Vinterberg, seguace di Dogma 95. Lucas ha 42 anni. È separato dalla moglie, ha un figlio adolescente desideroso di vivere con il padre. Dopo i problemi del divorzio trova lavoro in un asilo. La partenza predice le future disavventure e l’arrivo del dramma. Nonostante le traversie familiari, Lucas è felice. La prima scena lo vede con un gruppo affiatato di amici mentre si divertono tuffandosi nell’acqua gelida. Perfino con i fanciulli ha un’ottima affinità, tutti gli vogliono bene. Emblematica è la scena di quando accompagna un ragazzino in bagno e l’ironica battuta di quando gli deve pulire il culetto, c’è la semplicità del maestro. Fra gli alunni c’è Clara la figlia del suo migliore amico. È una bambina disagiata, risente in modo forte le difficoltà della famiglia. È descritta con un atteggiamento ossessivo compulsivo, non calpesta le linee segnate in strada o in un pavimento. Con Lucas ha una sintonia speciale, e quando il maestro la rimprovera, Clara s’inventa di averla costretta a un rapporto sessuale. Invece essa racconta ciò che ha visto in un giornale porno del fratello. Clara racconta una bugia. Una semplice menzogna detta per gelosia è, per l’anziana maestra, la base su cui costruire un’accusa disonorevole. “Loro non mentono” riferendosi ai bambini dichiara la maestra. Si rimane allibiti: lei non ha mai sentito un ragazzino raccontare una bugia. La notizia si diffonde, il paese presta fede in Clara e Lucas è il terribile mostro. Lo evitano, è perfino arrestato. Quando sarà scagionato, perché il giudice comprende le falsità della bambina, continua a non essere creduto. Per essi sarà sempre e comunque un mostro. Thomas Vinterberg firmò insieme a Lars von Trier il manifesto Dogma 95 sul desiderio di ripristinare la semplicità – senza l’incubo degli effetti speciali – nel cinema. Sebbene la corrente sia stata sciolta, Il sospetto mantiene una “castità” cinematografica tipica del documento. Lunghi piano sequenza, campi e controcampo semplici, accompagnati da genuini dialoghi, essenziali e utili, inoltre una fotografia dettagliata e naturale. Questi elementi aumentano la drammaticità della storia, ambientando la tragedia umana nel mese di novembre; il mese della caccia e delle cadute delle foglie dai colori bruni. C’è una relazione fra la natura dello sperduto paesino danese e il personaggio di Lucas. L’unico elemento ‘artificiale’ è un’accentuazione dei neri nei chiaroscuri. C’è pure una riflessione sull’ossessione della psicologia, nell’esasperazione a voler sempre, e ovunque, interpretare al contrario anche la verità: “la tua mente preferirebbe non ricordare”. Oltre la maestra credulona, c’è una scena con lo psicologo che intervista Clara sull’avvenimento. È un interrogatorio alienato, in quanto, nella mente del medico, è già disegnato l’accaduto. La bambina per accondiscendere dirà ciò che si aspetta. Lo psicologo raggiunge la sua vanità, il suo mestiere è trovare maniaci, quindi accusando Lucas ha avuto successo. Da qui alla psicosi di massa il passo è breve.