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Avatar
Anno: 2009
Regista: James Cameron;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: USA; UK;
Data inserimento nel database: 25-01-2010


Il pianeta Pandora è distante quasi sei anni dalla terra. E’ ricco di materie prime pregiatissime e di grande valore. E’ un mondo ancora da conquistato, un mondo selvaggio, con forti conflittualità anche violente tra gli abitanti del luogo e gli esploratori terrestri che hanno fondato una base per iniziare lo sfruttamento minerario. Il tempo del viaggio è più o meno il tempo che ci ha impiegato James Cameron per concludere Avatar, riportando nel film è una serie di richiami cinematografici. Ci sono citazioni di 2001 Odissea nello spazio, Il signore degli anelli, Jurassic Park, Guerre Stellari, Alien. Ma anche gli elicotteri di Apocalypse Now, Rambo, i robot di Toy Story e ci aggiungerei anche un po’ di Apocalypto di Mel Gibson. Probabilmente potrei continuare con i rimandi. La storia però è un'altra. Il film è il seguito del mito western, con gli indigeni di Pandora che altro non sono indiani che vanno a cavallo e tirano frecce. Abbiamo quindi un Balla con i lupi e L’uomo chiamato cavallo nel futuro e nello spazio. La base è circondata dal nemico come un Fort Alamo. I meriti di Cameron sono molti. L’abilità di racchiudere parte della storia del cinema in breve spazio. Ha avuto la capacità di aver reso possibile un’avventura di questo genere. Un’avventura fantastica, utopica ma anche con tanti richiami alla realtà americana: la sanità, il Venezuela, le multinazionali ecc. Forse è il film era nato e si pensava di farlo uscire nell’epoca di Bush invece in questo momento stride con le speranze utopiche americane nate con Obama. La produzione quando è nata non si aspettava l’avvento di un vero Avatar come Obama. Il racconto parte in modo leggero e lento per iniziare ad introdurci in questo ‘’mondo fluttuante’’. Siamo come dei bambini che dobbiamo essere presi per mano, giriamo intorno, prendiamo conoscenza degli animali, delle persone che ci vivono. Poi il ritmo prende il volo, comincia a crescere per avere il suo apice nella battaglia finale e soprattutto nel duello all’o.k. corral. Certo la storia di questi abitanti di Pandora non è che mi abbia coinvolto emotivamente. Però io sono sempre stato dalla parte dei cowboy e mai degli indiani, quindi non faccio testo. Sicuramente il film è un sogno, un lungo sogno fatto in un’incubatrice. Non è un incubo, un nightmare. E’ il desiderio di poter cambiare vita, di avere anche una pelle ed un corpo nuovo, un mondo migliore, fatto di semplicità, di amore, di tradizione e di riti. Questo sogno lo proiettiamo in un pianeta lontano sei anni ma noi lo cerchiamo in realtà nel nostro piccolo e popolato mondo. Costruito principalmente al computer Avatar ci porta dei fondi e dei paesaggi classici che vanno dalle nebbie sugli alti monti della pittura cinese, ai forti colori dei paesaggi impressionisti ma anche Turner e le luci di Jean Delville. Per quanto riguarda gli attori sicuramente quella bella mano di vernice blu sulla faccia ha aiutato a nascondere le espressioni del volto. L’ultima considerazione è sul povero, si fa per dire, James Cameron. Con Titanic il finale era ovvio, tutti sapevamo che la nave affondava, con Avatar … beh uguale. Sapevamo già chi sarebbe stati i vincitori.