Roma
l’altra faccia della violenza. Marino Girolami
(Franco Martinelli). 1976. ITALIA.
Attori: Antony Steffen, Marcel
Bozzufi, Roberta Paladini, Jean Favre, Enio Girolami, Franco Citti, Stefano
Patrizi, Valerio Merola, Luca Raffa
Durata: 92’
Roma. 1976. Quattro delinquenti
entrano in una lussuosa villa e la rapinano. Qualche giorno dopo nella villa
della famiglia Alessi si festeggia il diciottesimo compleanno di Carol, ma una
banda di rapinatori rovina il ricevimento prima derubando gli invitati e poi uccidendo
proprio la festeggiata. Fuggendo i delinquenti travolgono un fioraio che però
riconosce uno della banda. Sulle loro tracce si mettono sia la polizia che il
padre della vittima ma mentre la prima, comandata dal commissario Carli,
brancola nel buio ed anzi arresta il gruppo di rapinatori sbagliato, il secondo
si mette sulla pista giusta e scopre un gruppo di pariolini dietro l’omicidio
di sua figlia. Deciso a farsi giustizia da solo, il padre della vittima uccide
un paio di componenti della banda fino a che non scopre che anche suo figlio,
lontano da casa da tempo, fa parte della stessa banda. Viene ucciso da lui, che
comunque viene arrestato dal commissario Carli.
Ennesima variazione sul tema,
questa volta però ispirata al delitto del Circeo, compiuto da fascisti
dell’alta borghesia romana. Più sul filone Il
giustiziere della notte (1974) di Michael Winner che su quello de Il braccio violento della legge (1971)
di William Friedkin, il film tenta ugualmente di stare su due binari diversi
per la maggior parte del tempo, ma purtroppo proprio per questo motivo zoppica,
come la maggior parte delle pellicole che seguono questo modello. A parte la
partecipazione di Vario Merola (uno degli assassini, impegnato anche in una
scena di stupro) all’epoca non ancora famoso per le sue avventure amorose, nel
film si possono apprezzare alcuni rallenti
(senza nessun significato narrativo però) visivamente interessanti, e poco
altro. Molto brutta la fotografia di Gianni Bergamini, cambia colore e luce ad
ogni inquadratura, poco in parte quasi tutti gli attori, uso eccessivo delle
immagini velocizzate per descrivere fughe ed inseguimenti, il film si lascia
apprezzare solo quando la polizia fa irruzione nei quartieri popolari.
Minuscole tracce della scuola classica di Lang sono presenti nelle continue
retate della polizia negli ambienti caldi della Roma trafficona, e che
ricordano quelli di M. Il mostro di
Dussendorf (1931). Sicuramente non uno dei più interessanti film del genere,
anzi. Particolare nei titoli di testa, la presenza di una consulente
psicologica, Laura Boggio Gilot.
Mario Bucci
[email protected]