Babbo
bastardo. Terry Zwingoff. 2003. USA.
Attori: B.B.
Thornton, Bernie Mac, Tony Cox, Lauren Graham, John Ritter.
Durata: 91’
Titolo
originale: Bad
santa
USA. Vacanze di Natale. In un
centro commerciale ad ascoltare i desideri dei bambini c’è una particolare
coppia composta da un Babbo Natale trasandato, Willie, ed un nano di colore
vestito da gnomo, Marcus. In realtà sono due rapinatori professionisti che, non
appena chiuso il centro commerciale, svuotano la cassaforte e riempiono i
carrelli seguendo una lista di ricchi regali. È il settimo colpo in sette anni
che gli riesce e Willie giura che sarà anche l’ultimo. Trascorso un anno
invece, Willie, che si è sperperato tutto in alcool, accetta di tornare a fare
coppia con Marcus in un altro centro commerciale di Phoenix. Sempre ubriaco,
violento e distratto, Willie complica la situazione al centro commerciale fornicando
nel reparto taglie grosse, dicendo parolacce, e maltrattando i bambini che gli
si siedono sulle ginocchia per chiedere i regali che vorrebbero trovare sotto
l’albero. Preoccupato, il responsabile del centro commerciale chiede al
responsabile della sicurezza, Gin, di trovare un modo per licenziare
l’eccessivo Babbo Natale, ormai imbarazzante. Tra i tanti fanciulli che si
siedono sulle ginocchia di Willie, intanto, uno in particolare gli si affeziona
tanto da accettarlo in casa sua, una lussuosa villa dove egli vive solo con la
nonna. Willie se ne approfitta e diventa subito proprietario di casa, invitando
la donna che ha appena conosciuto al bar a condividere l’appartamento. Gin
scopre nel frattempo chi sono veramente Willie e Marcus e chiede il cinquanta
per cento del bottino della rapina che hanno intenzione di compiere. Marcus,
che non la prende tanto bene, uccide Gin ed il giorno della rapina prova anche
ad uccidere Willie, ormai diventato più un problema che un complice.
L’intervento della polizia complica ulteriormente le cose: Willie prova a
fuggire per arrivare in tempo a casa e dare al ragazzetto l’elefante pupazzo
che tanto desiderava, ma è abbattuto a colpi di pistola proprio davanti
all’ingresso. Babbo Natale finisce in carcere ma tra i due continua una fitta e
affettuosa corrispondenza.
Il regista Terry Zwingoff proprio
non ce la fa a vedere le cose normali… dopo il documentario, infatti, sul
dissacrante disegnatore Crumb (1994) ed il film Ghost World
(2000), Zwingoff realizza ancora una volta una pellicola dai sapori grotteschi
e surreali, carica di stereotipi esasperati fino all’eccesso e situazioni che
strappano sorrisi ma che non hanno il fondamentale dono della continuità. Da un
soggetto vincente e divertente come quello di un Babbo Natale ubriaco e molesto
(scritto dai fratelli Ethan e Joel Cohen, anche produttori esecutivi) il
regista lavora su una sceneggiatura un po’ macchinosa (di John Reque e Glenn
Ficarra) non supportata da un adeguato montaggio, forse un po’ troppo
ballerino. Caratteri forzati de personaggi (alcuni davvero azzeccati però) e
una storia a metà tra la parodia dei film di rapina e delle commedie natalizie per
ragazzi, costituiscono l’ossatura di un film che potrebbe lasciare il segno
solo per l’eccessivo uso di parolacce del suo protagonista, Babbo Natale.
Certo, lo spirito natalizio è fuori discussione così come dissacrante è la
maggior parte delle battute, fatta di botta e risposta acidi e pesanti, ma si
avverte sempre qualcosa che sembra mancare ad ogni inquadratura, ad ogni
sequenza (la più bella è quella del pupazzo di neve). L’unico momento davvero
riuscito del film è la confessione del grasso fanciullo che ammette di sapere
sin dall’inizio che Willie non è Babbo Natale, e gli confessa di aver bisogno
di compagnia. È questa la vera sorpresa del film, la coscienza che il piccolo
ha della sua solitudine. Riletto attraverso l’isolamento del bambino, abbandonato
all’immagine collettiva del consumo natalizio (di cui a sua volta il Babbo
Natale rapinatore ne è un emblema) forse il film potrebbe apparire più
interessante (sebbene manchino davvero gli elementi necessari ad entrare in
quest’ottica). Molto brutto il doppio finale: già il primo (quello della morte
di Babbo Natale) sembrava telefonato e tirato per i capelli, ma il secondo (la
vendetta del ragazzino) rovina un lavoro che fino a quel momento almeno non
aveva infastidito. È, infatti, proprio la scelta dell’happy end (redenzione
del cattivo e soluzione dei problemi di un bambino abbandonato) che vanifica la
scelta di un personaggio (e tutto il percorso del film) fastidioso e
socialmente pericoloso. C’è qualcosa di Fargo (1996) dei fratelli Cohen
nell’aria invece, mentre L’uomo che non c’era (2001), altra pellicola
diretta dai fratelli Cohen ed interpretata proprio da B. B. Thorntorn, è
davvero cosa lontana. Sotto tono, infatti, appare l’attore (che si dice fosse
davvero ubriaco in alcune scene) forse penalizzato in Italia da un brutto
doppiaggio, privo soprattutto d’ambiente e spessore. Per quanto riguarda Tony
Cox, il collega nano di Babbo Natale, mi sembra di ricordarlo anche come ex
attore porno….ma forse mi sbaglio. L’attore John Ritter, invece, che interpreta
Bob Chipeska, l’ambiguo responsabile del centro commerciale (una delle figure
più divertenti), è morto poco dopo la fine delle riprese, all’età di
cinquantaquattro anni. I fans lo ricorderanno nel telefilm Tre cuori in
affitto dove interpretò Jack. Il film sostanzialmente, anche se ha fatto la
sua comparsa a Cannes fuori concorso, è meno pungente di quanto ci si aspetti.
Per vedere un altro Babbo Natale davvero singolare, cercare le prime immagini
de Il braccio violento della legge (1971) di William Friedkin,
interpretato da Gene Hackman.
Bucci Mario
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