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E tu vivrai nel terrore…l’Aldilà
Anno: 1981
Regista: Lucio Fulci;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 24-11-2004


La grande guerra

E tu vivrai nel terrore…l’Aldilà. Lucio Fulci. 1981. ITALIA.

Attori: Katherine MacColl, David Werbeck, Cinzia Morreale (Sarah Keller), Veronica Lazar, Michele Mirabella

Durata: 88’

 

 

USA. Luisiana. 1927. Un gruppo di contadini crocifigge un pittore, custode di una delle sette porte dell’inferno sulla quale l’albergo in cui domicilia è stato costruito. 1981. La newyorchese Liza Merrill eredita l’albergo da una vecchia parente, ma sin dal primo giorno strane presenze causano la morte di un imbianchino e di un idraulico. Un giorno poi, sulla strada, Liza incontra la cieca Emily la quale le consiglia di lasciar perdere l’albergo e di disfarsene. All’obitorio intanto, anche la moglie dell’idraulico muore per cause sconosciute mentre la figlia, presente alla tragedia, diventa anche lei cieca. Intenzionata a continuare nel recupero dell’albergo, Liza chiede all’architetto di recuperare la pianta dei sotterranei ma l’uomo ha un incidente in biblioteca e cade battendo la testa. Viene aggredito da un gruppo di tarantole che lo uccidono sfigurandolo. Nell’albergo intanto, muoiono anche la governante e suo figlio mentre il dottor John McCabe, un uomo che Liza ha conosciuto a causa delle diverse tragedie, cerca di capire cosa sta succedendo. In casa sua intanto anche Emily viene massacrata, questa volta dal suo cane, aggredito a sua volta da un insieme di zombi tornati in vita grazie al potere del pittore morto. Per capirci qualcosa Liza e John vanno in ospedale per parlare con uno specialista ma scoprono che il luogo è ormai infestato da non morti. Rifugiatisi nel sottoscala dell’ospedale si accorgono che esso corrisponde allo stesso che c’è sotto l’albergo. John e Liza hanno raggiunto anche loro l’Aldilà.   

Apice della carriera del regista nel suo periodo americano, a seguito del quale incomincerà il vero declino. Lavorando su una sceneggiatura non troppo originale scritta con Dardano Sacchetti, autore tra alcuni dei migliori thriller del regista Dario Argento, Lucio Fulci mette insieme i temi della casa del male (riprendendo così Suspiria (1977) proprio di Dario Argento) con quelli degli zombi (voluti dalla produzione ed ai quali il regista non riuscì ad opporsi), e sebbene ci siano ancora i consueti buchi narrativi, sembra comunque una delle più solide sceneggiature sulle quali ha lavorato. Tra questi buchi, due almeno sono davvero ridicoli, ed entrambi relativi al personaggio del medico John McCabe: viene rintracciato per telefono al bar (come se quello fosse il suo ufficio privato) ed ha una pistola nel cassetto (non a casa bensì in ospedale!). A parte questi episodi, mai caratteristici nel film di genere, siamo di fronte ad un vero e proprio cult che guarda anche più indietro degli allora recenti successi splatter (la maledizione del condannato per esempio è un classico sul quale si srotolano film di origine gotica e letteraria, come per esempio accadeva in La città dei mostri (1963) di Roger Corman) e che ha un finale davvero singolare, con l’ingresso dei protagonisti nel quadro che il pittore stava dipingendo prima di essere crocifisso (La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati raggiungeva la stessa agonia). Contenuta la recitazione degli attori, il film cerca ed ottiene un sufficiente livello di realizzazione grazie ad una delle migliori fotografie dell’intera filmografia del regista, firmata questa volta da Sergio Salvati, e grazie ad una serie di truculentissimi effetti speciali, di Giannetto De Rossi, di notevole fattura ed interessante realizzazione: Fulci si diverte, infatti, ad entrare nelle ferite (vedere la scena della tarantola che strappa la lingua) ed a sezionare le sue vittime come non era mai riuscito a fare fino ad ora, ricorrendo ad espedienti soggettivi della m.d.p. ed a grandangoli deformanti. Per certi versi il film potrebbe aver ispirato La casa (1983) di Sam Raimi, nella scelta del libro dei morti e nell’ambientazione appunto. Infine una chicca: nella versione video italiana della Avofilm è stato tagliato il prologo perché i distributori, pensando che il color seppia del prologo fosse un trailer, stamparono il film dal momento in cui ritennero che i colori fossero omogenei.

 

 

Bucci Mario

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