Faster, pussycat! Kill! Kill!. Russ Meyer. 1976. USA.
Attori: Tura Satana, Haji, Lori
Williams, Susan Bernard
Durata: 83’
Signori e signore benvenuti
alla violenza. Tre provocanti ballerine, Verla, Rosie e Billie, scorrazzano
sulle deserte strade americane con le loro automobili sportive. Un bravo
ragazzo americano, con la sua fidanzata, si ferma vicino alle loro auto e
le sfida per una corsa. Sconfitto in maniera scorretta da Verla, il ragazzo
prova a difendere la sua donna aggredita dal trio. Lottando con lei il giovane
non ha speranza ed è ucciso. Linda invece, la fidanzata, è rapita dal trio. Ad
una stazione di benzina le ragazze si accorgono di un vecchio paralitico e del
suo grande figlio scemo, entrambi molto ricchi. Con una scusa riescono ad entrare
nella loro fattoria, ma il carattere difficile dell’anziano, armato di fucile,
le mette in guardia. L’uomo intuisce che la giovane è loro vittima e non
ostante non ci sia fiducia, decide ugualmente di invitarle tutte a pranzo, con
il secondo scopo di poter dare la ragazza proprio al grande figlio scemo. Poco
dopo Linda riesce a fuggire e nel deserto incontra un uomo al quale racconta la
verità. Questo la riporta alla fattoria perché è Kirk, il secondo figlio
dell’anziano paralitico. A cena, ubriaca, Billie si lascia andare a confidenze
ed offese che irritano le sue compagne, poi si addormenta. Verla intanto riesce
a sedurre Kirk e la giovane sequestrata riesce a fuggire, inseguita dal vecchio
e l’altro figlio. Sulle loro tracce si mettono anche Verla e Kirk. Tutti e
quattro riescono a trovarla ma il vecchio, assetato di vendetta nei confronti
del sesso femminile, complica le cose facendo sparire le chiavi del furgone di
Kirk. Questo decide allora di prendere le difese di Linda e con lei s’incammina
nel deserto mentre Verla ritorna in macchina verso la fattoria. Billie si
dimostra contraria ad uccidere i proprietari e Verla la pugnala. Al suo
ritorno, l’uomo caccia Verla e Rosie dalla sua proprietà ma queste reagiscono
investendolo con la loro automobile. Da sotto la sedia appaiono le banconote
che tanto stavano cercando. Rosie è uccisa dal gigante con lo stesso coltello
usato da Verla per uccidere Billie e la superstite del trio prova ad investire
anche lui. Grazie alla sua forza il ragazzo sopravvive. Verla fugge dalla
fattoria e si mette alla ricerca di Kirk e della giovane i quali si danno alla
fuga nel deserto. Raggiunti, Verla lotta con l’uomo ma Linda, impossessatasi
dell’auto, riesce ad investire Verla e l’incubo finisce.
Il sesso come pretesto preferito
della violenza e questa non più vista solo come distruzione ma
soprattutto come provocazione, mania creativa, novità assoluta...
è questo il senso di una pellicola storica del circuito underground, una delle
migliori del regista, capace di ispirare ed influenzare migliaia di cloni e
citazioni (Kill Bill (2003) di Quentin Tarantino per citare solo
l’ultimo). Con questo lavoro, l’ultimo in bianco e nero del regista, si fa
sempre più chiara la strada di Russ Meyer: donne e violenza, un connubio che se
sorretto da taglie forti e languidi ammiccamenti può garantire una miscela
esplosiva da portare sul grande schermo. L’immagine della violenza è però
capovolta, l’uomo grosso è il più debole, mentre paralitici e spogliarelliste
assumono caratteri terrificanti ed ambigui che portano a forti manifestazioni
di violenza. Eroine malvagie alle prese con atteggiamenti spesso maschili, le
donne di Russ Meyer guidano automobili come piloti navigati e usano la violenza
come linguaggio ordinario. Confronto anche tra culture, quella urbana dalla
quale provengono le spogliarelliste e quella di provincia che tutte e tre
contribuiscono a sconvolgere (e che è già sconvolta nella sua condizione di
abbandono). Il sesso, a differenza di tutte le altre pellicole del regista, non
è presente in questa, se non per allusione e come si è detto, legato
esplicitamente agli atti di violenza: la relazione che nasce tra Verla e Kirk
ad esempio, un doppio abbraccio di amore e odio (sesso e violenza). Ciò che
accade nel deserto infine, luogo metafisico del tutto è possibile, è
secondo il regista metafora perfetta di una realtà shockante, sebbene
fantastica e caricaturale, ed è quella alla quale gli Stati Uniti sembrano
essere approdati, senza possibilità di un passo indietro, esso incomincia ad assumere
sempre più un valore narrativo nelle pellicole del regista: la deriva
silenziosa e scottante del paese. L’intera pellicola infatti è girata nel
deserto del Mojave.
Bucci Mario
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