NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Sei donne per l’assassino
Anno: 1964
Regista: Mario Bava;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia; Francia; RFT;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Sei donne per l’assassino. Mario Bava. 1964. ITALIA-FRANCIA-RFT.

Attori: Eva Bartok, Cameron Mitchell, Thomas Reiner, Arianna Gorini, Mary Arden, Lea Kruger

Durata: 98’

 

 

Roma. Atelier Christian. La giovane Isabelle è strangolata nel parco antistante al palazzo da una persona a volto coperto. Sul diario da lei lasciato si concentrano le attenzioni di tutti coloro che frequentano l’atelier, ognuno con qualcosa da nascondere e la preoccupazione che sia stato scritto in quelle pagine. La prima ad impossessarsene è Nicole, che sostituisce la defunta ad una sfilata e che presto diventa la seconda vittima dell’assassino, il quale però s’accorge che qualcuno ha sottratto il diario dalla borsetta della ragazza. Il diario è, infatti, nelle mani di Peggy, un’altra modella dell’atelier, preoccupata di nascondere un aborto. La sera stessa Peggy, proprietaria dell’auto con la quale Nicole si è allontanata dalla sfilata, è raggiunta in casa dall’assassino dopo aver letto alcune pagine del diario ed averlo bruciato nel camino. L’uomo dal volto scoperto, sentendo la polizia arrivare, trascina il corpo esanime di Peggy fuori dall’appartamento. La polizia intanto trova il cadavere di Nicole e s’impegna nelle ricerche, ma senza esito, anzi, peggiora la situazione nel momento in cui tiene in fermo tutti gli uomini dell’atelier, convinto che l’assassino sia uno di loro, e si trova di fronte ad un altro omicidio di un’altra modella. A compierlo è la contessa Cristiana, proprietaria dell’atelier ed amante di Massimo Morlacchi (tra i sospettati in arresto), assassino di Isabella che li ricattava poiché a conoscenza dell’omicidio del marito della contessa, fatto dagli amanti per liberarsi dell’uomo. A causa del ritrovamento del diario Morlacchi aveva continuato ad uccidere chiunque ne era entrato in possesso. Lontano dalla possibilità di essere scoperti però, gli assassini meditano di trovare un capro espiatorio da indicare come assassino per liberarsi definitivamente da qualsiasi ombra e dubbio. Morlacchi convince la contessa Cristiana ad uccidere un’altra modella ma una volta compiuto il gesto, la mette in allarme bussando all’appartamento e costringe la donna a rifugiarsi sul cornicione dal quale cade. Da solo in casa, Morlacchi apre un cofanetto di gioielli della contessa e gusta la sua vittoria ma la contessa, sopravvissuta alla caduta, disillusa sul loro amore, decide di sparargli prima di morire al suo fianco.

A partire dai titoli, in cui i personaggi appaiono accanto a manichini, Mario Bava mette in chiaro le intenzioni di manipolare e gestire i suoi attori come strumenti effettivi necessari a scrivere e codificare il giallo all’italiana. Violento, a tratti misogino, Sei donne per l’assassino è in realtà il capostipite del genere nel nostro paese, con tanto di guanti neri e volto coperto dell’assassino, soggettive impercettibili, e doppio finale (per certi versi anche triplo) che riconsegna allo spettatore continui punti di vista e capovolgimenti narrativi. D’ispirazione hitchcockiana, che concentra l’attenzione cioè su un oggetto del quale tutti sembrano interessati, il film si scopre originale per la sua realizzazione barocca (vedi gli interni dell’atelier, pieni di drappeggi, e le luci pop di Ubaldo Terzano) e truculenta, nonché fantasiosa nella realizzazione dei sanguinari omicidi (su tutti quello del viso sulla stufa bollente). Ciò che ancora oggi stupisce, è la realtà descritta del mondo della moda, fatto di cocaina e amori folli dettati dalla necessità di possedere prestigiose gioie. Il film ebbe noie con la censura. Il regista Dario Argento solo a questa pellicola deve gran parte del successo della sua prima fortunata filmografia (la soluzione del suo L’uccello dalle piume di cristallo (1970) è la stessa, con marito e moglie che si difendono compiendo delitti). Infine, la sequenza della ragazza nella vasca è riprodotta all’inizio di Matador (1986) di Pedro Almodovar [i].

 

 

Bucci Mario

[email protected]



[i] Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi