Sei
donne per l’assassino. Mario Bava. 1964. ITALIA-FRANCIA-RFT.
Attori: Eva Bartok, Cameron
Mitchell, Thomas Reiner, Arianna Gorini, Mary Arden, Lea Kruger
Durata: 98’
Roma. Atelier Christian.
La giovane Isabelle è strangolata nel parco antistante al palazzo da una
persona a volto coperto. Sul diario da lei lasciato si concentrano le
attenzioni di tutti coloro che frequentano l’atelier, ognuno con qualcosa da
nascondere e la preoccupazione che sia stato scritto in quelle pagine. La prima
ad impossessarsene è Nicole, che sostituisce la defunta ad una sfilata e che
presto diventa la seconda vittima dell’assassino, il quale però s’accorge che
qualcuno ha sottratto il diario dalla borsetta della ragazza. Il diario è,
infatti, nelle mani di Peggy, un’altra modella dell’atelier, preoccupata di
nascondere un aborto. La sera stessa Peggy, proprietaria dell’auto con la quale
Nicole si è allontanata dalla sfilata, è raggiunta in casa dall’assassino dopo
aver letto alcune pagine del diario ed averlo bruciato nel camino. L’uomo dal
volto scoperto, sentendo la polizia arrivare, trascina il corpo esanime di
Peggy fuori dall’appartamento. La polizia intanto trova il cadavere di Nicole e
s’impegna nelle ricerche, ma senza esito, anzi, peggiora la situazione nel
momento in cui tiene in fermo tutti gli uomini dell’atelier, convinto che
l’assassino sia uno di loro, e si trova di fronte ad un altro omicidio di
un’altra modella. A compierlo è la contessa Cristiana, proprietaria
dell’atelier ed amante di Massimo Morlacchi (tra i sospettati in arresto),
assassino di Isabella che li ricattava poiché a conoscenza dell’omicidio del
marito della contessa, fatto dagli amanti per liberarsi dell’uomo. A causa del
ritrovamento del diario Morlacchi aveva continuato ad uccidere chiunque ne era
entrato in possesso. Lontano dalla possibilità di essere scoperti però, gli
assassini meditano di trovare un capro espiatorio da indicare come assassino
per liberarsi definitivamente da qualsiasi ombra e dubbio. Morlacchi convince
la contessa Cristiana ad uccidere un’altra modella ma una volta compiuto il
gesto, la mette in allarme bussando all’appartamento e costringe la donna a
rifugiarsi sul cornicione dal quale cade. Da solo in casa, Morlacchi apre un
cofanetto di gioielli della contessa e gusta la sua vittoria ma la contessa,
sopravvissuta alla caduta, disillusa sul loro amore, decide di sparargli prima
di morire al suo fianco.
A partire dai titoli, in
cui i personaggi appaiono accanto a manichini, Mario Bava mette in chiaro le
intenzioni di manipolare e gestire i suoi attori come strumenti effettivi
necessari a scrivere e codificare il giallo all’italiana. Violento, a tratti
misogino, Sei donne per l’assassino è in realtà il capostipite del
genere nel nostro paese, con tanto di guanti neri e volto coperto
dell’assassino, soggettive impercettibili, e doppio finale (per certi versi
anche triplo) che riconsegna allo spettatore continui punti di vista e
capovolgimenti narrativi. D’ispirazione hitchcockiana, che concentra
l’attenzione cioè su un oggetto del quale tutti sembrano interessati, il film
si scopre originale per la sua realizzazione barocca (vedi gli interni
dell’atelier, pieni di drappeggi, e le luci pop di Ubaldo Terzano) e
truculenta, nonché fantasiosa nella realizzazione dei sanguinari omicidi (su
tutti quello del viso sulla stufa bollente). Ciò che ancora oggi stupisce, è la
realtà descritta del mondo della moda, fatto di cocaina e amori folli dettati
dalla necessità di possedere prestigiose gioie. Il film ebbe noie con la
censura. Il regista Dario Argento solo a questa pellicola deve gran parte del
successo della sua prima fortunata filmografia (la soluzione del suo L’uccello
dalle piume di cristallo (1970) è la stessa, con marito e moglie che si
difendono compiendo delitti). Infine, la sequenza della ragazza nella vasca è
riprodotta all’inizio di Matador (1986) di Pedro Almodovar [i].
Bucci Mario
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