Gli
amici di Eddie Coyle. Peter Yates. 1973. USA.
Attori: Robert
Mitchum, Peter Boyle, Richard Jordan, Steven Keats, Mitchell Ryan.
Durata: 102’ min.
Titolo originale: The
Friends of Eddie Coyle
Boston. USA. Seduti in un caffè due uomini contrattano l’acquisto
d’alcune pistole. Uno di loro è il cinquantenne Eddie Coyle, un pesce piccolo
della malavita che fa da intermediario sulle armi e che è in attesa di una
condanna per aver guidato un camion pieno di liquori rubati. Un gruppo di
rapinatori, capeggiati dal delinquente Jimmy Rodriguez, mette insieme una serie
di colpi nelle banche sequestrando le famiglie dei direttori e garantendosi
così l’ingresso facile nel caveau. Eddie Coyle rifornisce la banda facendo da
intermediario per loro. Per ottenere un interessamento sulla sua condanna,
Eddie decide di fare l’informatore della polizia e consegna il venditore di
armi. Il procuratore non sembra soddisfatto ed allora Eddie si decide a fare i
nomi dei rapinatori, ma è troppo tardi. Dillon, l’uomo che aveva commissionato
il lavoro del camion dei liquori a Eddie, ha già fatto l’informatore ed ha
garantito la banda dei rapinatori alla polizia, ma è anche riuscito a far
ricadere la colpa sul povero Eddie. Il capo di una fantomatica organizzazione
domanda proprio a Dillon che Eddie Coyle sia fatto fuori. Invitato ad una
partita di hockey sarà ucciso nel ritorno a casa.
Poliziesco atipico e molto triste, segnato da un fatalismo
esagerato, decadente, ma mai noioso. Ispirato dal romanzo di George V. Higgins,
sceneggiato e prodotto da Paul Monash, è inquadrato dal regista inglese Peter
Yates in una realtà marginale da un punto di vista del genere, come quella
della città di Boston. Le silenziose sequenze delle rapine affidate ai giochi
di sguardi dei sequestrati e dei rapinatori, l’intera costruzione della retata,
per nulla spettacolare nel senso hollywoodiano dell’immagine, sono elementi
distintivi di questa pellicola e che rimandano ad un’idea del genere che un po’
ricorda il western solitario di Monte Hellman, ma che da questo si allontana in
fase realizzativa per l’uso di un maggior numero d’inquadrature e mezzi
(soprattutto). Boston, città di sospetti e d’infamità (il riferimento è proprio
agli amici di Eddie), la perfetta coreografia nella quale inserire un
attimo di vita, l’ultimo, di un condannato a morte (il destino sembra aver
scelto per lui sin dalla prima inquadratura, un falso piano americano che
introduce Mitchum quasi fosse un barbone e non un padre di famiglia). L’America
di Higgins\Yates è l’America delle armi, il paese in cui hippy, giovani dalla
faccia imberbe e rapinatori di grossa esperienza possono procurarsi anche un
mitragliatore, al costo del denaro, così come di qualsiasi altra cosa,
un’infamata o una pagnotta (lo scambio tra Coyle ed il fornitore, in un
supermercato, tra sacchi di pane e calibro .38). L’assassinio di Eddie per mano
di Dillon, l’uomo del qual quale non aveva fatto nome alla polizia e per colpa
del quale attendeva una condanna, è il simbolo di un crollo morale che
coinvolge tutta l’America nel suo squallore quasi naturale (molto importante la
scelta di tutte le locations, angoli marginali del paese, compreso il
parcheggio di un supermercato). Interessante il tema del sussidio ed il terrore
della famiglia Coyle di vivere grazie a questo, un marchio che contraddistingue
l’America dei neri (a proposito, non c’è un attore di colore in tutta la
pellicola) e che segna la definitiva dipendenza del cittadino dallo Stato. Non
sono mai stato un fan di Robert Mitchum, ma in questo film è davvero bravo.
Stupenda la colonna sonora: funk black vivace che contrasta con i
misurati movimenti dei protagonisti. Proprio un bel film.
Bucci Mario
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