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Quarto potere - Citizen Kane
Anno: 1941
Regista: Orson Welles;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Quarto potere. Orson Welles. 1941. USA.

Attori: Orson Welles, Joseph Cotten, Dorothy Comingore, Everett Sloane, George Coulouris, Ray Collins, Ruth Warrick, Erskine Sanford, Agnes Moorehead, Richard Baer, Paul Stewart, Alan Ladd

Durata: 119'

Titolo originale: Citizen Kane

 

 

Poco prima di morire, il ricchissimo Charles Foster Kane, magnate della stampa e proprietario del quotidiano Inquirer, pronuncia la parola Rosebud. Pochi giorni dopo la sua morte, la stampa si attiva per ritrovarne il significato, quasi fosse l’unico segreto di quel potente uomo che costruì un impero che dominava un impero. E’ incaricato dell’indagine il giornalista Thompson il quale, attraverso diverse interviste ai personaggi più importanti e vicini alla figura di Kane, non riesce a risolvere l’enigma. Quando tutto il suo patrimonio sarà valutato, custodito nel palazzo Xanadu che per amore della seconda moglie aveva fatto innalzare, ed alcuni suoi cimeli ritenuti di scarso valore saranno bruciati, si scoprirà che quella parola si riferiva alla slitta con la quale era cresciuto da piccolo.

Scrivere di Quarto potere, facendone una semplice recensione fuori tempo, è tanto scorretto per la storia del cinema quanto inutile. Umilmente quindi, cercherò solo di ricordare quali sono stati i punti di rottura di questo capolavoro assoluto del cinema mondiale, dalle inquadrature (che permisero a Sartre di definire il film superiore nelle immagini in confronto ai personaggi) dall’utilizzo del pan focus (o deep focus) che permetteva all’obiettivo profondità di campo sempre più simile a quelle dell’occhio umano, al particolare contratto che la RKO fece per accaparrarsi la sua prima regia (a soli 26 anni ebbe carta bianca come nessuno mai) e che permise a Trouffaut, a distanza di anni, di sostenere che fu quel film (e la libertà riconosciuta al regista) a far crescere nei francesi degli anni ’30 la voglia di diventare registi (la voglia d’essere registi sarebbe più corretto dire oggi alla luce di tutto il pensiero della nouvelle vauge). Tempo descrittivo e tempo narrativo furono stravolti e confusi dall’uso del flashback, dai punti di vista diversi sullo stesso oggetto (per il canto all’Opera della seconda moglie ad esempio) dal continuo mascherarsi del protagonista, un grande Orson Welles capace di mutare fisicità e dilatare la sua presenza (le sue storie matrimoniali sono raccontate attraverso mutevoli confronti a pranzo con la prima moglie ed il cambiare dei puzzle della seconda). Nella versione italiana la parola Rosebud è fraintesa con Rosabella mentre quella di Xanadu con quella di Candalù, per non parlare del titolo che da Citizen Kane (più mirato forse a colpire il soggetto uomo oltre che la natura dell’informazione come fonte di manipolazione e potere) è diventato Quarto potere (decentrando quindi l’interesse della solidissima sceneggiatura di Herman J. Mankiewicz). Un film nel quale l’attore forse sovrasta il regista (e sono la stessa persona!) nel quale rapporto si è inserito con notevole spirito avenguardistico l’eccelso direttore della fotografia Gregg Toland, autore degli effetti più innovativi del lavoro di Welles. Il film costò più di 800 mila dollari, ed anche se ottenne un apprezzabile consenso dalla critica, deluse in prima uscita soprattutto gli spettatori americani, abituati ancora ad un rigido modo di fare e vedere il cinema. Fortemente americano (Kane è detto sia comunista che nazista nel cinegiornale che la redazione sta preparando dopo la sua morte) Welles decide di dissacrarne comunque il suo mito, costruendo un mistero su un nome appropriato tanto per una slitta quanto per un simbolo dell’infanzia. Fortemente barocco nella scelta delle locations e delle inquadrature, gigionesco nella recitazione (vero mattatore quando tiene il discorso per la sua candidatura a governatore) superlativo per la scelta di rompere gli schemi (il banchiere e tutore Thatcher gli domanda “Cosa avresti voluto essere?” e Kane risponde “Tutto ciò che lei disapprova”) in un momento in cui il cinema americano aveva trovato solidi punti di riferimento. L’uso dei carrelli è frequente come quello dello zoom (la cinepresa che passa attraverso l’insegna del locale della seconda moglie di Kane; la sequenza che guarda Kane bambino che gioca sulla neve, procede all’indietro attraverso la finestra, man mano entra in casa ed inquadra i genitori di quello decidere del suo futuro). È una delle prime pellicole che esaspera le inquadrature da terra, ricorrendo in alcuni casi alla worm’s eye view, inquadratura che pone la m.d.p. sul fondo di una buca. Con molta probabilità, la figura di Kane si è rifatta a quella del più reale magnate della stampa Hearts, il quale citandolo in giudizio, altro non fece che riconoscere il realismo dell’opera. In realtà è sorprendente la somiglianza con un altro personaggio, più prettamente cinematografico, ovvero il Marlon Brando de Il Padrino (1972) di Coppola. Un film che, trovandosi all’inizio della storia del cinema, lascia senza parole, il cui protagonista muore senza credere a niente.

 

Bucci Mario

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