Freaks. Tod Browning. 1932. USA.
Attori: Wallace
Ford, Olga Baclanova, Leila Hyams, Harry Earles, Roscoe Ates, Henry Victor
Durata: 64’
Ad una fiera un uomo esibisce una
bestia rara ma prima di mostrarla al pubblico, racconta la sua storia svoltasi
in un circo francese. Cleopatra, trapezista conosciuta come la Sfinge Volante,
era una bella donna che aveva fatto perdere la testa al nano Hans, fidanzato
della piccola Frida. In città, non tutti sembravano felici dell’arrivo del
circo, popolato d’esseri deformi e mostruosi. Nelle carrozze, il forzuto Ercole
litigava con la moglie Venere, consolata dal clown e si metteva d’accordo con
Cleopatra per truffare il ricco nano. Hans alla fine c’era cascato ed aveva
sposato Cleopatra. Alla cena di matrimonio però, la donna si era rifiutata di
entrare a far parte della grande famiglia del circo. Lasciata sola con Hans,
aiutata da Ercole, aveva cercato di avvelenare il nano ma era stata scoperta
dagli altri componenti del circo i quali, in una notte di tempesta nella quale
tutta la carovana era in viaggio, l’avevano aggredita. Alla fiera dove è messa
in mostra come bestia rara, essa appare metà donna e metà pennuto.
Tod Browning, regista legato al
tema delle diversità, mette in scena, dopo l’ottimo Dracula (1931) con
Bela Lugosi, forse il miglior film della sua carriera, la summa del cinema
browninghiano. Ispirato al racconto Spurs di Tod Robbins (sceneggiatura
di W. Goldbeck e Leon Gordon), interpretato da autentiche “mostruosità”, quelli
che non hanno bisogno di trucchi, i cosiddetti scherzi di natura [1],
esseri deformi o dall’aspetto istupidito, balbuzienti, gemelle siamesi che si
stanno entrambe per posare con due uomini diversi, uomini-torso, tutti, che non
sfigurano di fronte alla disumanità della bella Cleopatra ed alla rozza e
volgare esuberanza di Ercole. Un circo di mostruosità estetiche viste e
raccontate come piene d’umanità (la storia d’amore del clown; le preoccupazioni
di Frida per Hans; la passione che domina tutte le azioni), caratterizzato però
da un fortissimo senso di fratellanza, che corre in aiuto del nano Hans, in una
delle sequenze più tremende (belle) di tutta la pellicola, nell’aggressione a
Ercole sotto il diluvio, per vendicare a loro volta un’aggressione, una
violenza, ma soprattutto un’offesa alla quale quell’uomo e la sua donna non si
sono mai tirati in dietro. I mostri sono mostri, e alla fine agiscono, nella
vendetta, come mostri. Senza pietà [2].
Comico (cinico) a tratti (l’impossibilità delle due sorelle di vivere una vita
privata è affrontato con una leggerezza disarmante) forse per questo davvero
una pellicola triste e profonda, la cui regia giunge alla sublimazione
crudelissima di una realtà che, a raccontarla o a vederne delle fotografie,
parrebbe intollerabile [3].
Prodotto da Irwing Thalberg della MGM per rispondere al Frankenstein
(1931) di James Whale, prodotto dalla specializzata Universal (che aveva
prodotto anche il precedente film di Tod Browning). Fu per trent’anni
proibito nel Regno Unito [4]
e da subito considerato come un film maledetto cui tocco subire una
serie di tagli e censure. Uno scenario così composto, con attori
mutilati e deformi, verrà riproposto nella stessa misura, se non maggiore, nel
western surreale El topo (1971) di Alejandro Jodorowsky.
Bucci Mario
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