"L'identificazione dello spettatore al proprio sguardo" (Aumont): egli scopre l'esistenza di un punto di vista privilegiato (predisposto proprio per LUI), scopre che i movimenti del quadro sono in funzione del proprio sguardo, etc. Soprattutto, lo spettatore prende coscienza della MACCHINA DA PRESA (il cine-occhio). Ecco il punto. Anche il cinema classico, privilegiando al massimo grado l'onniscienza dello spettatore, creava la consapevolezza dello sguardo cinematografico, senza per questo far uso di soggettive insistite o di oggettive irreali, cioè quelle figure che oggi rivelano allo spettatore l'evidenza del linguaggio.
A questo punto un tentativo di capire i meccanismi non poteva prescindere dall'esplicitazione degli stessi, generalizzandoli. Efficacemente Luca si accollò questo onere: