PERPETUAZIONE DEGLI STEREOTIPI ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO

É il linguaggio stesso che impedisce di mostrare la mancata consumazione come la scopata coniugale: in Pleasantville i giovani non scopano, perché nessuno ha mai ripreso un rapporto tra due ragazzi e quindi non si sa come formalizzarlo, dunque è un'aporia linguistica. Allora sorse il dubbio che l'intento sia davvero la fuga dal linguaggio, quanto piuttosto una sua riforma moralisteggiante che garantisca i personaggi (e quindi i loro rassicuranti emuli che seguono palpitanti le loro vicissitudini) e cauteli gli autori perpetuando gli stereotipi e i loro meccanismi di racconto all'infinito, che verrebbero messi in dubbio dalla dimostrazione che è impossibile uscire dall'universo di segni di cui si è figli e quindi sottrarsi alla citazione dei padri.

Una parziale proposta potrebbe essere l'invito a evidenziare il trucco, cosa che nessuno dei film citati fa, se non molto limitatamente Guy. Era meglio al tempo di F for Fake, o quando Cronenberg e Zemeckis si cimentavano con riflessioni più cinematografiche e politicamente più coerenti del subdolo e facile stornare l'attenzione su un nemico in carne e ossa: il totalitario tycoon presente sotto forme diverse in tutt'e tre i film, salvo poi completare la manovra diversiva formalizzando la nostra realtà con la telecamera che non ci viene mostrata nella frammentazione dei punti di vista e la cui presenza rimane ingombrante, ma sempre subdolamente nascosta alla nostra percezione distratta dalla pletora di specchi: lo studio del linguaggio a questo punto evidenzia l'atteggiamento da crociata a favore del testo pre-moderno e contro il flusso post-moderno dei tre testi recenti sulla realtà formalizzata dal linguaggio a disposizione.