Il mensile Duel dedica ampio spazio a Romance, dove Rocco Siffredi mette l'accento sulla presunzione di sesso reale nella scena clou che lo vede protagonista "osceno" di una storia che al contrario gioca sulla freddezza degli orgasmi, sulla frigidità di entrambi concentrati su se stessi e sulla coincidenza nella versione femminile di piacere e dolore. Intanto in USA spopola il film di Eduardo Sanchez e Daniel Myrick The Blar Witch Project, il cui McGuffin si riduce genialmente al fatto che l'impressione di realtà viene centuplicata per la trovata di girare l'intero horror in soggettiva nelle foreste del Maryland infestate da uno spirito, lasciando il dubbio che si tratti di un fatto vero grazie agli espedienti tecnici di sgranature da super8 e 16, le camere in dotazione ai protagonisti che non seguono un copione, ma "vivono" realmente l'avventura; in questo modo cade l'assunto che rende tollerabile il cinema dell'horror per cui si fa argine al gore ripetendosi che "è solo cinema: tutto finto", ma non basta: qui lo spettatore si trova coinvolto maggiormente dalla soggettiva e dalla sensazione che non esista la troupe, il parossismo si raggiunge poi con la mancanza del mostro, costruito da rumori, dal buio e dall'ancestrale bisogno di spiegazioni che si dà la mente umana; inoltre i due giovani registi che hanno surclassato Kubrick e Lucas per incassi hanno aggiunto informazioni in rete tali che rendono ancora meno chiaro il confine tra la fiction ed il reale. Ultimo episodio: Jack Folla, un DJ anarcoide recluso ad Alcatraz fuggito dalle onde radiofoniche (risolvendo una trasmissione di culto di Radiodue in cui il limite tra personaggio di fantasia e persona in carne e ossa si spostava costantemente), riapparirà in tv, mantenendosi anonimo proprio grazie all'escamotage di girare in soggettiva in mezzo alla folla, rendendo reale la previsione dello squid di Bigelow.
Un dibattito ha tenuto impegnata la redazione negli ultimi tempi a partire dai molti esempi di realtà manipolata portati sullo schermo in questo anno cinematografico. La discussione si è protratta alcuni giorni nella mailing list e la stura fu data dalla programmazione durante il Fuori Orario ghezziano di Guy, non entusiasmante film di Micheal Lindsay, un appuntamento non a caso televisivo, cui fece seguito un film di Rémy Belvaux: il corto circuito di linguaggi riproponeva la questione, riportandola nell'ambito che aveva fatto da pretesto al millenario conflitto tra realtà e rappresentazione.
L'approdo fu assicurato da una rassegna organizzata da Federica a Bologna ("il mio approccio sta nel dimostrare quanto i vari piani di (ir)realtà tendano a confondersi gli uni con gli altri. 8 1/2 in questo senso e' perfetto perché di piani ne mescola tre: la finzione del cinema, quella del sogno, e la realtà") che finì con l'intrecciarsi con il dibattito. Questo ha prodotto una serie di enunciati finali da parte di Luca, che sembra opportuno preporre all'inizio del percorso come viatico per quando si perde la bussola negli innumerevoli sentieri interrotti.
I film della rassegna saranno: