La vie révée des anges

 

Non sopporto più quel musetto. Me la vedo ancora lì che beve una tazza di qualcosa con il suo sorriso canzonatore e dietro il muro colorato pastello uguale ai colori del suo gonnellino da ragazza sandwich. Non ammetto che ci si butti via in lavori degradanti: mi sento già così il fiato del mondo sul collo con le pretese della società di darmi una regolata e poi è ridicola con quel costume, sembra un gallinaccio, gliel'ho anche detto. A me non devono permettersi di umiliarmi, è già tutta la vita che sopporto. E poi s'impiccia della mia felicità: Chris è un bastardo, un borghese di merda, ma lei che c'entra; non deve intromettersi, come sta facendo con la vita di Sandrine, la "morta". Deve sentirsi proprio incapace visto quanto si attacca a tutti, oppure le piace sentirsi "Dio che parla in diretta": si è appropriata di tutto, le occupa l'esistenza; le scrive persino il suo diario. Chris non chiama: lo so ormai che non chiamerà, è un vigliacco. Anche lui ha avuto tutto facile: suo padre è ricco e con me gioca, ma non me ne frega più niente della mia dignità; voglio la mia parte di felicità e se non la otterrò, la faccio finita.
Marie è troppo orgogliosa. Ha un bisogno disperato degli altri, come me del resto, ma lei non lo ammetterà mai. Così come avrebbe bisogno di un lavoro, sfotte me che accetto qualsiasi cosa pur di guadagnare qualche soldo, che non m'importa di vendere cartoline, che sorrido a tutti e a tutto, lei dice che non si piega, eppure l'ho conosciuta mentre svolgeva un lavoro tutt'altro che gratificante, e mi fa ridere quando mostra di sentirsi realizzata solo perché un idiota stra-ricco le ha promesso un posto come cameriera nel suo locale. Un idiota stra-ricco che si stancherà presto di lei, e la mollerà lì indifesa, ed io di nuovo non potrò aiutarla perché sarà lei a non volerlo. Così come non ha voluto l'aiuto di Charlie, si è limitata ad usarlo.
Marie è un'egoista, pensa di sentirsi realizzata "prendendo", io sono felice anche "dando", sono felice di poter aiutare Sandrine, sempre se ci riuscirò, sono felice e persino invidiosa di una ragazza così giovane che lotta per vivere... sono felice di essere viva, non m'importa come, non m'importa fino a quando, ma non mi serve una "causa" per andare avanti.
Isa è stata più fortunata di me: almeno i suoi si sono divisi e non ha dovuto assistere al mortificante disonore di una donna debole resa vittima da un cialtrone buono a nulla. Altro che dolce: quella smidollata è venuta a chiedere soldi a me l'altro giorno. Ma non vede in che condizioni sono? Come si fa a rifiutarglieli? Non si trova lavoro, se non quelle marchette che Isa accetta con entusiasmo, perché non ha coscienza. É cambiata parecchio da quando scorrazzavamo per lo shopping center a tacchinare i maschietti.
Marie è uguale alla madre: non sa dire di no, e si innamora dei cialtroni buoni a nulla, rifiutando l'affetto di uomini dolci e sensibili. E poi nulla mi toglie dalla testa che, almeno all'inizio, si sia legata a Chris solo perché attratta dalla sua ricchezza. Non sopporto tanta superficialità e vigliaccheria, ci vuole coraggio per affrontare questo mondo, e tanta tanta voglia di farlo. Certo, non è facile. Ma chiudersi così come fa lei, che è incapace financo di guardare le persone dritto negli occhi, a cosa serve?
Era come nelle favole e giocavamo: come eravamo libere e quanto ci siamo divertite quella volta che ho sfondato il fanale a Chris! Non lo conoscevo; forse è da quel momento che mi ha voluta, e che bello è stato lottare con lui nudi, rotolando poi a fare l'amore: lo picchiavo e lo desideravo dentro di me, gli avrei fatto del male, colpendo la sua schiena bianca per quello che mi aveva fatto nella camera d'albergo (mi aveva trattata come un oggetto), ma anche per quello che lui e la gente come lui mi continuano a fare, però poi ho esaurito la furia e mi sono abbandonata a godere di quel corpo, che avevo punito e che ora mi doveva un po' di piacere. Me lo doveva.. Non era mica grasso come Charlie: già normalmente mi sento oppressa, come se qualcosa mi aspettasse al varco e mi seguisse da vicino, non posso proteggermi sempre da tutto quello che mi capita attorno; guarda cosa succede: vai ad un concerto, mandi a 'fanculo un buttafuori e poi ci finisci a letto; non dico che sia stato brutto, ma non ha senso ... e poi pretendono pure affetto.
Marie in fondo mi disprezza, come disprezza tutti quelli "sfortunati" come lei. Me, Charlie... facciam tutti parte di quella classe sociale dalla quale lei vorrebbe fortemente fuggire, salvo poi fingere di disprezzare la classe borghese cui invece desidererebbe così tanto appartenere. Me, non mi ritiene degna, perché se non insisterebbe tanto per legarmi all'amico di quel Charlie che si è scopata per poi respingerlo immediatamente dopo averlo usato perché grasso ma - soprattutto - perché è un povero buttafuori?
Se solo capisse che per ottenere amore bisogna dare amore...
Sento una gran rabbia e ho bisogno di sfogarla, di sottrarmi a questo mondo di merda, Chris è un appiglio per non scivolare nel baratro di un'esistenza squallida, come quella che sono sicura finirà per fare Isa: si adatterà; la vedo già integrata e sfruttata da uno di quei padroncini dove l'ho conosciuta, senza più voglia di piantare tutto, oppure costretta a vendere le sue cartoline, altrettanto sconfitta e domata. Non fa per me: ho ancora una dignità e se non c'è via d'uscita preferisco gettarmi dalla finestra.
Troppo facile decidere di farla finita quando le cose non vanno come dovrebbero. Troppo facile arrendersi alla vita, reclamare un lavoro che dia soddisfazione, un uomo che sia in grado di amarci, una casa, una società che non ci disprezzi. Queste cose vanno conquistate, non ci piovono dal cielo, non esistono i principi azzurri, credere alle favole è per falliti. Mi piace credere che domani sarà un giorno migliore, ma comunque sarà, perché io sono qui e ora, perché non ho alcuna intenzione di mollare, di arrendermi, di darmi per sconfitta. Alla finestra, preferisco la porta: là fuori c'è un mondo intero che mi aspetta, che aspetta solo che io me lo prenda.
Certo che Isa sa rendersi simpatica: dentro quello scantinato, in cui tutte sopportavano in silenzio, il suo passaggio mi ha dato la voglia di andarmene; non ho amiche, ma lei è riuscita a introdursi in questo alloggio fortunoso (da cui mi stanno buttando fuori) grazie al suo aspetto giusto, poi è diventata appiccicosa. Non so cosa mi ha fatto prendere quel coltello, ma non mi pento di averla minacciata: il mio spazio e i miei errori sono solo miei e poi nessuno fa niente per niente, neanche le amiche, anzi proprio di loro non mi sono mai fidata. Quando questo spazio era arredato con i mobili della "morta" e c'era lei a riempirlo di parole, mi sembrava di essere più forte, per quello mi sono fidata e ho affrontato Chris e mi sono lasciata coinvolgere. Mi manca il mio cinismo: perché non riesco più a dire "affanculo il mondo"? E perché non riesco più a vedere una possibilità di riemergere? Anche l'ultima volta sulla sabbia dell'Oceano; era bellissimo, ma avvertivo che era la fine e allora dovevo prendere tutto quello che desideravo, subito. Prima che fosse troppo tardi.


Ed ora è troppo tardi
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Eppure mi era piaciuta così tanto, quel giorno, mentre fumava nei bagni dismessi di quella fabbrica. Aveva l'aria "giusta", di quelle che sanno vivere con dignità in qualunque situazioni si trovano. Faceva la dura ma ah, l'ho capito da subito che era una maschera, che sotto era una donna fragile e bisognosa di aiuto. Ho provato a perforare quella scorza, ma lei mi ha respinto, dando invece fiducia ad un cretino arricchito e arrogante. Ho provato a capirla, a portarla fuori, a farla interessare di tutto quello che aveva intorno e che neanche guardava: viveva nella casa di una ragazza in coma e mai, dico mai era stata a trovarla. Mai aveva sentito curiosità o anche solo gratitudine nei suoi confronti. Quando mi ha minacciata con un coltello, capivo che in fondo non faceva sul serio, ma che a quel punto solo lei poteva trovare la forza per andare avanti, per vivere. Non c'è riuscita. Ed io, ormai, non potevo davvero fare più nulla.

Ed ora, per lei, è troppo tardi. Per me, è solo l'inizio.

 

"Caro angelo custode, depositario dei miei monologhi interiori, ti informo che con questo scritto ho intenzione di interrompere il mio rapporto con te ..., funestato fra l'altro dall'intrusione di mani ignote, che chissà con quali pensieri ed emozioni ti avranno scorso, al punto tale da indurle a registrare impressioni clandestine nelle pagine bianche, la cui comprensione mi appare inintelliggibile ... e misteriosa. La stessa che mi porta ad ignorare il motivo di averti incontrato qui, al momento del mio risveglio ... Caro angelo custode di segreti altrui, ti affido ora il compito di conservare le vite sognate di chi ha potuto sfiorarti"

Sandrine