6. Olvido (oblio)


    Le figure dei due fondatori del teatro posti di fronte ad uno Zeitgeist mutato affrontano il proprio ambito personale in maniera opposta,

    ma entrambi assillati dalla sensazione di venire dimenticati, accantonati perché rappresentano approcci all'arte, all'etica e alla politica diversi da quelli ormai dominanti. Quello dei vecchi libertari contestatori è un declino inedito: un mondo sconfitto, ma irreconciliabile e dunque dal punto di vista del potere da occultare, però nel silenzio, perché non possano fare scuola, un universo di proposte di liberazione affascinanti, che hanno perso la capacità di sedurre individui omologati, ma con l'impatto eversivo ancora intatto. Max affronta il tentativo non dichiarato di assorbirlo nel Paese normale attirando con mestiere l'attenzione: quando appare inopinatamente Paola, la figlia rancorosa (altra metafora della reale colpa degli eroi: l'incapacità passata di comunicare coi più giovani, affinché s'impedisse l'attuale regresso autoritario), le chiede innanzitutto se lo spettacolo le sia piaciuto

    e poi ricomincia a recitare, tanto che si accende inopinatamente uno spot che lo isola dalla penombra del teatro, ponendolo in contatto con quell'altra porzione di schermo, che è la sua coscienza proiettata nell'ombra della moglie oltre il telo, un artificio retorico magari pesante, ma realizzato deliziosamente.

    La reazione di Max, umana e un po' egocentrica, si direbbe venga indicata positivamente dal regista, che pure non condanna la rassegnazione di Enrique, però non a caso riserva a quest'ultimo la morte, agognata e frequentata nelle passeggiate con la defunta moglie;

    egli a pesca nel balugino di luci illividite dalla nube rilascia la sua dichiarazione di resa: "La mia lotta contro l'oblio è pura vanità: bisogna ammettere che il mondo appartiene a chi viene dopo".

    Probabilmente Solanas si sente coinvolto da entrambe le soluzioni.

    E allora propone Lucas, il tangueiro, la scappatoia solipsista e radicale: "nella sua mente regnava l'anarchia, gli restava solitudine e tanta depressione, qualche tango, il nipote e le sigarette"; la follia non è una soluzione all'oblio, però è un dolce lenimento per chi non riesce a rappresentarsi nel panorama e così facendo perde sempre più il suo ruolo di 'usignolo di Buenos Aires', anche perché alla nuova cinica classe dirigente della capitale non interessa più lo spirito della Boca.

    Todo non se puede perder

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