4. Modernidad (modernità)


    "Un'attività che non si sappia mantenere va chiusa", dice l'omologo argentino di un qualunque sottosegretario diessino.

    Il feroce neoliberismo morde in America Latina ancora più che in Europa, producendo i pochi movimenti di resistenza all'atrocità della dottrina che ha rilanciato il capitalismo, agonizzante una volta privato del deuteragonista socialista:

    Al posto del teatro un supermercato

    gli zapatisti hanno interpretato nel loro ambiente una possibile contrapposizione alla dittatura più disumana e totalitaria che si conosca, appunto il neoliberismo con la longa manus del FMI, ma nessuno nel resto del mondo è riuscito ancora ad individuare risorse per contrastare la globalizzazione imposta e i suoi nocivi dogmi. Poiché ogni realtà deve sviluppare anticorpi legati alla particolare contingenza in cui si agisce, in modo che lo stridio dell'arroganza neoliberista con la cultura locale sia tanto evidente da scatenarne il ripudio. Solanas propone un esempio di rifiuto dei criteri mercantilistici che sconciano l'arte sotto ogni forma reificando i soggetti (con scherno Enrique riformalizza Descartes: "Appaio in tv ergo sum"), alla omologazione contrappone la passione.

    Fulo è bellissima, ma lo diviene ancora di più attraverso le parole di ammirazione e insegnamento di Max: "Non c'è amore senza appetito. Ciascuna donna è come una salsa. Non c'è organo più intimo delle papille"; il tutto mentre addenta voluttuoso una pastella.

    Questa descrizione non si attaglia ad una qualunque delle donne di plastica proposte dalle figure esemplari dei mezzi di orientamento dell'opinione pubblica. La donna capace di incarnare il piacere, quella che fa letteralmente sciogliere nella contemplazione delle sue perfette forme, nelle cui sode rotondità si celano conflitti e sensibilità calpestate vissuti con squassante sentimento, non può essere un surrogato ottenuto a base di sondaggi e si fonda sull'orrore per quel grigiore anche il vero attacco di Solanas ai rampantismi monetaristici. Solo dall'alto di figure descritte come appassionate e solo in seguito a ciò capaci di gesti di rottura il regista può descrivere una nuova coesione di protesta, una solidarietà rinnovata attorno ad un esempio di resistenza.




    Gli eroi del racconto si battono perché il teatro e con lui l'intera Boca, il territorio su cui insiste, non venga snaturato, svuotato, perché nessuno li renda vuoti involucri di ottima fattura colmi di nulla. Per farlo, trattandosi di fieri argentini si avvalgono della esibizione della dignità: il prodotto nazionale dei porteños viene saggiamente spettacolarizzato, sfruttando i mezzi del nemico, ma facendo attenzione a salvaguardare la propria anima, a non "consumare la cultura rapidamente come si fa con i prodotti televisivi" (ed infatti il film è lungo e rifiuta di adeguarsi alla scansione temporale del fenomeno televisivo perennemente uguale) e a riconoscere l'evento giusto per inserirvisi scardinando i progetti di inglobamento, cooptazione, dissanguamento del vampiro neoliberista.

    mestiere di merda, mestiere d'assassino, ...

    Certo permangono le denunce delle violenze poliziesche e anche il funerale di Pablo Velez, il ragazzo al cui assassinio efferato da parte di una pattuglia di poliziotti assistiamo bagnati di pioggia e di rabbia, percorre la Recoleta col passo del gambero, però la polizia reprime e uccide davvero e Radio Espera non può tacere, forse gli stilemi usati non sono evoluti rispetto alla controinformazione dei '70s, certo è un armamentario da noi purtroppo in disuso e non sostituito da quell'altra strenua resistenza degli attori che camminano nel verso giusto, nonostante tutto il resto della Nazione receda; l'importante è affiancare alla commozione proposte per avversare il mostro che fagocita più facilmente del Proceso Militar, perché la socialdemocrazia s'infiltra, è il nemico alla tua testa, che per annullare la carica eversiva di quei teli enormi eretti a delimitare lo spazio scenico e a documentare la sofferenza della vita teatrale è disposto a investire, collaborare, spostare, preparare ingerenze, rendere innocuo chi non è completamente allineato.

    Todo non se puede perder

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