Dignità: "Todo non se puede perder"





Probabilmente questa ostinazione è speranza di poter mutare quella pioggia di pietre, renderla auspicio alla creazione di nuove forme spettacolari di antagonismo tutte da immaginare, che trovano i primi successi nella rivolta contro le ruspe (episodio di solidarietà che unisce il Sud America nella Strategia della lumaca più che il mercosur) e nel presagio realizzato alla fine: "La nube si disperderà tra di noi toccando terra" si dice amaramente all'inizio. L'augurio alla fine è quello di appropriarsi delle fosche sofferenze rappresentate dalla nube, ribaltando la rassegnazione di una Vita di pioggia sostituita dall'abitare la nube. Così la muta folla degli spettatori nascosta dai vapori della inquietante nube frequenti El Teatro Espejo Tomado, dove tutto è difficile per mancanza di mezzi, ma è facile far tornare la luce in un gesto demiurgico che nulla ha di metafisico come schioccare le dita, anche se a farlo è l'autore dei testi, Enrique, concludendo il prologo, nel quale Solanas concentra già tutti i temi e soprattutto ricostruisce il mondo reale che è stato quel teatro, a sua volta immagine di un periodo di pulsioni perdute, dal quale si può sbeffeggiare Laurence Olivieri e tutta la odiata genia britannica (Las Malvinas son argentinas!): "I'm english dog. The best dog in the world". La sua servitù si è dimostrata ultimamente in Kosovo.

Credits: Radio Espera jamas se arrendera
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