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Dieu sait quoi |
Su un tavolo si trovano brocche, lampade a olio, una Underwood; collocati in un prato acquistano subito un valore simbolico (ed il loro abbandono finale nell'erba le farà assimilare ad animali morti). Ma in questo caso, pur rimanendo un atteggiamento intellettualistico molto sofisticato e un autocompiacimento narcisistico accentuato dal riferimento colto, gli oggetti si propongono per se stessi, perché sono estratti direttamente dal testo di Francis Ponge Le parti pris de choses, edito da Gallimard nel 1942.
L'opera di Ponge non subisce l'effetto degli anni, mentre quella di Pollet, affascinante per la sua impeccabile fotografia, che scava nell'anima degli elementi e delle "cose", sembra rispolverare antiche prassi avanguardistiche senza aggiungere nulla di nuovo. Però ci sono molte intuizioni per le quali sarebbe riduttivo qualsiasi aggettivo diverso da geniale. Ad esempio quegli oggetti non fanno parte dell'originale di Ponge, ma restituiscono l'idea dei titoli nei quali si suddivide il lavoro letterario, inoltre sono ridondante sottolineatura della frase :"Ogni oggetto è un problema che non dà risposta", perché è un microcosmo intero (Ponge: "A l'intérieur l'on trouve tout un monde").