"Sono nato in un paese dove la speranza, il riso e la gioia di vivere
sono più forti che in ogni altro luogo, come lo è anche il male.
Se non si è il perpetratore si è la vittima. Quando un gruppo
di persone, emerso dopo decenni da una grotta, assiste al perpetuarsi della
guerra, non desidera altro che tornare alla propria vita sotterranea, convinto
che la guerra non sia mai cessata. Queste persone, che sono state ingannate,
scoprono ora una verità orribile, umiliante, tremenda, ma che, malgrado
tutto, è la verità. In Underground il mondo in superficie è
ritratto nei colori pieni della realtà di ogni giorno, quello del sottosuolo
in quelli sbiaditi e teatrali delle menzogne manipolate. Alla fine i due mondi
entreranno in contatto, scambiandosi reciprocamente i propri valori: decadenza
e sofferenza. Ridono di loro stessi, ridono di noi e, alla fine, quando saranno
insieme, rideranno l'uno dell'altro."
(Emir Kusturica)
1995, quarto anno di combattimenti feroci nei Balcani.
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1998, "Gatto
nero gatto bianco". La Yugoslavia non esiste più, ma Emir Kusturica torna comunque dietro la macchina da presa. Riparte da quell'isola dove finisce "Underground", con l'unica storia che gli è possibile raccontare: una storia gitana, di un gruppo apolide e capace di sopravvivere in qualsiasi condizione, di integrarsi in qualsiasi realtà pur non rinunciando mai alla propria cultura. E' festa nei balcani, ma fino a che punto? |