Altra componente sono le teratologie affrescate, che entrano dai palazzi mantovani (l�opera di Giulio Romano sui soffitti del Palazzo del Te iniziò nel 1524) negli incubi del delirio febbricitante,













Quelle figure sembrano provenire dalla cancrena, e le seguiamo in una falsa soggettiva di un Joanni vittima a cui ci sovrapponiamo parzialmente con uno sguardo che rimane distaccato a causa dello spessore della Storia, privati per fortuna di qualunque emozione (non deve esserci emozione per vicende di guerra, solo analisi nel dettaglio macchiavellica di un'epoca ottenuta da tutto quello che la tradizione culturale ci ha trasmesso, rifuggendo qualsiasi orpello poco funzionale alla ricostruzione, spostando progressivamente pure il personaggio principale verso la sua adesione a una summa di riferimenti iconici), ci libriamo come sospesi in alto sopra di lui a ossservarlo nelle posture più pittoriche (palesi i riferimenti al Cristo morto del Mantegna custodito a Brera), preparandoci a tuffarci nelle sue fantasie, anche erotice ma senza mai condividere a pieno la passione. La cancrena è simbolo forse dell�incombere del manierismo sul rinascimento o forse di un mondo ancora giovane e già precocemente putrescente, sangue infetto a cui non si attaccano nemmeno le mignatte,







superato dall�accavalarsi delle epoche, ancora più evidente nella deposizione che confonde l�adagiarsi semplice delle spoglie sul marmo raccolte nel sudario, popolare (figura mutilata come "el Crist de' poarecc, de chi el ga fam e de chi el ga frecc"), con la coreografia, nobiliare, già pesantemente lugubre � da fine della storia � della navata immersa nell�oscurità e degli onori tributati, che tentano di compensare gli addentellati tra la figura dell�iconografia classica di Gesù con Joanni, con le posture cristologiche della sua deposizione nella quale si possono rintracciare molteplici rimandi filologici.

Ad esempio a quella conservata all�Ermitage, del Parmigianino, giustappunto datata 1527, composta, ma anche a quella Sepoltura di Tiziano del 1559, conservata al Prado, che è la quintessenza dello straziante dolore consumato, o nell�evidenza di quelle gambe che non sostengono più, come nella Pietà di Rosso Fiorentino del 1530 (Louvre), fino a preconizzare quel gesto di composto abbandono fissato nel braccio di Cristo da Caravaggio nella Deposizione del 1602 ammirabile nei Musei Vaticani.