È...UNA RISPOSTA AL BISOGNO DI CONTESTUALIZZARE I FATTI DELLA GIOVENTÙ
¨Esiste poi una precisa forma geometrica nel cinema di Makhmalbaf. Si tratta del cerchio. [...] È così che la forma circolare non si propone soltanto attraverso l´oggetto (la ruota, appunto), ma diventa spesso il centro delle strategie narrative¨ (Mohsen Makhmalbaf, Alberto Barbera e Umberto Mosca a cura di, Lindau, Torino, 1996, pag.20).
In virtù della forma circolare Makhmalbaf può tornare all´antico episodio della sua vita e poi recuperare la contemporaneità e di nuovo rituffarsi nel passato in un corso e ricorso continuo. C´è una ferita non rimarginata che fu inferta al corso della storia di due esistenze in quell´istante di innocenza sopraffatta dal traumatico ingresso nel mondo adulto attraverso quel gesto di passione: l´accoltellamento del poliziotto. Punti di vista ancora vivi e irreconciliati, forse atteggiamenti ancora inauditi, che nella fiction si potrebbero nominare per superare la rimozione, in questo senso può valere il confronto con La seconda Volta di Mimmo Calopresti. Anche lì vittima e carnefice si incontrano (ma è casuale e non si sa chi copra un ruolo e chi l´altro) e anche in quel caso rimaneva qualcosa di irrisolto (che permane anche oltre la fine del film: l´emergenza e gli esuli o i carcerati); nel caso iraniano proprio in quell´anfratto inesplorato del rimosso s´inserisce il libero arbitrio dei nuovi protagonisti non più condizionati dalla retorica di regime o da presunti cattivi maestri. La differenza va fatta risalire al fatto che in Iran allora ha vinto la rivoluzione e l´indipendenza di giudizio attuale è tale da lasciare liberi gli attori di interpretare i fatti senza reticenze e senza temere quel lampo poetico di ambigua verità, che deve rimanere tale (mantenendo l´ossimoro) per avere qualche possibilità di avvicinarsi ad un frammento di verità. Questo lampo fa capolino quando vita e rappresentazione collidono, confondendosi, come nelle sequenze montate più volte, e ciò avviene immediatamente prima che il personaggio vero si reifichi nell´oggetto cinematografico: una sostituzione che può anche cambiare i fatti storici acquisiti, rimpiazzando l´afflato rivoluzionario (anacronistico come il vocabolo afflato) con una rivolta che vede la sua massima espressione nella messa in scena di una realtà che non produce più gesti di ribellione generale, preferendo rivendicare una maggiore libertà dei costumi (come da ultime elezioni iraniane).
Già solo la compresenza del personaggio e del suo doppio in una stessa inquadratura scatena turbolenze spazio-temporali tali da coinvolgere lo stesso regista in corso d´opera, messo a confronto con i suoi ricordi addomesticati (è gioco forza che lo siano) ed il lavorio degli anni sulle proprie certezze di allora (basti andarsi a rileggere i servizi da Teheran per il quotidiano Lotta Continua nel ´79 ai tempi della cacciata dello Scià per misurare la distanza siderale di noi stessi da allora): valori, comportamenti, reazioni sono fatalmente regolati dallo Spirito del Tempo.