STORIE SELVAGGE

Perdita Durango, Sailor e Lula

[Bompiani, Milano 1995; ISBN: 88-452-2515-1. pp. 386]

 

 

"[Sailor] Prese la valigia, sfiorò le labbra di Lula con un bacio e si incamminò lungo la strada.

Lei lo lasciò andare."

Così si concludeva Wild at heart di Barry Gifford (ed. it., Cuore selvaggio, Frassinelli, Milano 1990): con una separazione dei "Giulietta e Romeo del profondo Sud". Sailor e Lula si ricongiungono, e tornano protagonisti in Storie selvagge, sequel composto da cinque lunghi racconti che, secondo i meccanismi della saga-famigliare, articolandosi su una serie di ellissi temporali (compres(s)e tra un capitolo e l'altro), permettono all'autore di seguire i propri eroi fino alla vecchiaia, ed il loro figlio, Pace, fino alla maturità. Il sapore dell'intera operazione, la cifra demoniaca del mondo rappresentato, sono dati in apertura dal paradigmatico 'Perdita Durango'. Personaggio minore di Wild at heart, in queste nuove "storie" Perdita assume la levatura di vero e proprio simbolo del Male che già il nome pare evocare, ed il capitolo dedicatole ruota attorno a riti voodoo, "santéria in stile latino" e sacrifici umani - attività cannibalistiche varie che Lei ed il suo occasionale compagno Romeo Dolorosa organizzano in nome della "scienza" (d’altro canto "anche gli scienziati devono mangiare"). Significativamente, personificazione del côté degenerato della (demistificata) strada, attraversando, con la propria auto, anche gli altri capitoli, costituisce, di fatto, uno dei trait-d'union più espliciti del gioco dei rimandi che conferisce unità al tutto.

Sailor e Lula ritornano in ballo dal secondo capitolo: dopo essersi finalmente ricongiunti, tornano a confrontarsi con lo strano mondo (selvaggio) in cui il loro caramelloso e telenovelico amore è intrappolato. Le Storie selvagge corrono parallele ad un continuo flusso di informazione (radiogiornali, telegiornali, quotidiani...): una sorta di basso-continuo esasperato, che, ritmando lo svolgersi degli eventi, costituisce un legame diretto tra la finzione e la realtà. E la Realtà sembra essere più disperata della Finzione. Di questo "mondo cattivo, senza pietà", popolato di "occhi-matti", serial-killers, maniac-killers, mass-killers, fatto di ignoranza, superficialità, superstizione di fine millennio, Sailor & Lula sono ingenui testimoni, troppo immersi in quella realtà per stupirsi più di tanto, troppo parte di quella realtà per riconoscersi in essa. L'autore porta alle estreme conseguenze le figure del noir*, dissanguandole, scarnificandole, esibendole nella loro essenzialità, ingigantendone le radiografie, fino a relegarle, nella loro macroscopicità, in un primo piano che costituisce di fatto un semplice sfondo alla struttura ed alla materia soap che informa il nucleo della narrazione. Come in un romanzo d'avventura, il grande affabulatore Gifford mette in scena una fiammeggiante concatenazione di puri eventi, un infinito succedersi di entrate in scena di personaggi e deus-ex-machina, di soluzioni improvvise che risultano essere improvvise complicazioni, dando corpo ad una struttura a cascata, per certi versi simile a quella cinematografica, per altri più vicina alla serialità televisiva. E da questa intricata matassa di fatti, misfatti, omicidi, suicidi, traffici illeciti di corpi e di anime, emerge un eterno chiacchierio, un perenne confidarsi: il Vero Racconto (nel racconto), il Raccontarsi vicendevole dei personaggi. Gifford ha dichiarato che l'80% di Cuore selvaggio era costituito da dialogo. Credo che la percentuale valga anche per queste Storie (altrettanto, anzi più) selvagge. I personaggi di Gifford sembrano aver visto troppo nelle loro vite (seppur brevi), e non hanno altro desiderio che trovare qualcuno che si fermi ad ascoltarli. Pur di ottenere l'attenzione di questo ipotetico ascoltatore, pur di sostare un attimo in una vita che sembra una superstrada a scorrimento veloce senza aree di servizio, pur di tirare il fiato e tracciare la mappa dei propri spostamenti, pur di trovare un compagno di viaggio che non sia un autostoppistassassino, il diavolo è disposto a segnarsi con acqua benedetta, il santo ad uccidere, il boia a ritardare l'esecuzione della sua vittima. Ed ecco dove sta la forza della coppia Sailor/Lula che la rende indissolubile ed inossidabile: nel loro essere comunicazione allo stato puro - uno parla e l'altra ascolta, e viceversa, in un perenne scambio di ruoli tra mittente e destinatario. Parole, sulla strada.

luca aimeri

* Gifford è indubbiamente un amante e conoscitore del nero, sia cinematografico che letterario: nel 1988 ha pubblicato presso Grove The Devil Thumbs a Ride, raccolta di saggi su film noir; ha inoltre fondato la Black Lizard Press (rilevata poi dalla Random House), casa editrice specializzata nella riscoperta/ripubblicazione di maestri dimenticati o trascurati della letteratura nera statunitense (primo fra tutti Jim Thompson; più in generale, il catalogo copriva il periodo che va dagli anni ’40 alla fine dei ’60).