Il film s´inizia sulla strada, che riceve il ritmo dalla musica: infatti questa svanisce nel momento in cui non apporta significati ulteriori alle immagini, anzi talvolta tramite la negazione di fonti di rumore grava sulla scena il silenzio, che ancora più dei lenti movimenti sonnambolici del protagonista conferiscono tensione alle sequenze, espandendosi nella sala cinematografica, come in una terapia da flotation tank. Soli con la propria psiche e i propri sensi in fibrillazione ci rendiamo conto che si sta spostando il fulcro del film verso l´asse spettatore/suo patrimonio di immagini, piuttosto che su quello regista/evocazione autoriale forte.


L´azzeramento di alcuni momenti di vuoto d´azione, ambienti essenziali e spogli, assenza di rumori e voci, prepara e preconizza il processo di fagocitazione del pot-pourri di riferimenti, citazioni, immagini ipersignificanti, che poi verranno compresse nel deserto. Buco nero purificatore attraverso il quale si filtrano gli incubi surreali.