Premonizioni Memoria/video Destabilizzazione di spazi
Come avviene anche nei romanzi di Coover (una situazione simile al party da cui è tratta la citazione della frase di Lost Highway sembra copiata da La Baby-sitter): se le grandi linee rimandano un senso logico ricostruibile a posteriori, sono i dettagli a destabilizzare la percezione e a rendere libero lo spettatore di interpretare ciò che gli viene raccontato affastellando dati che non rispettano alcuna consequenzialità. Quanto più ci s´addentra nel viluppo di racconti intrecciati, tanto meno vengono rispettate logiche realistiche per lasciare spazio a processi di connessione che rispondono solo a quell´universo, fatto soprattutto di luoghi che perdono la loro connotazione e puntano tutti ad una sorta di implosione, che si esplica in un corridoio buio al di là del quale il mondo è modificato, infido, ma la mente riesce ancora a ricostruirgli un senso, al contrario di quanto avveniva in Twin Peaks, dove lo spaesamento e l´ambigua duplicità dei personaggi erano accentuati, ma anche di più facile incastonamento nel plot perché quasi completamente avulso da qualunque bisogno di realistiche spiegazioni, mentre in questo caso il meccanismo ad orologeria costruisce un racconto ad anello destrutturato, che ruota pericolosamente attorno a quel buco nero implosivo che attrae tutto, compreso il tempo e questo gli conferisce un senso forte, che può fare da trait union per tutto, permettendosi di celarsi dietro a intelligenti giochi che dirottano la comprensione della propria stessa costruzione, riproponendo la maniera del regista di prendersi meno sul serio quando il tono rischierebbe di diventare predicatorio (l´intervento dei due poliziotti chiamati dai coniugi dopo il recapito delle cassette è interamente improntato ad una parodia di critica della tecnica del video), perché comunque il senso dell´operazione proviene dal costante intervento sulla spettacolarizzazione del tempo, che provoca la deriva delle certezze spaziali. ¨Anzi in questo istante sono a casa tua¨ è la frase che prelude al dialogo telefonico con l´inquietante personaggio ubiquo: una conferma prolettica della cortocircuitante sequenza del citofono, comprensibile legittimando la norma dell´esistenza di personaggi doppi e schizofrenici, oppure immaginando universi paralleli, lievemente discronici (la prima ipotesi è suffragata dall´evidente duplicità del personaggio di Patricia Arquette, che evidenzia la sua anormalità con la presenza contemporanea nella foto, subito emendata dagli eventi, la seconda si fonda sulle superfici surreali che, alla Cocteau, fungono da passaggio verso l´inconscio).