"Il testo non è una linea di parole che libera un unico significato ´teologico´ (il messaggio di un Dio-autore) ma uno spazio pluridimensionale in cui una molteplicità di scritti, nessuno dei quali ´ originale, si mescolano e collidono. C´è un luogo in cui questa molteplicità converge e quel luogo è il lettore, non, come si è detto fino a ora, l´autore. Il lettore è quello spazio in cui si iscrivono tutte le citazioni che formano uno scritto. L´unità di uno scritto non sta nella sua origine ma nella sua destinazione" (Roland Barthes, Image, Music, Text, pp.146 e 148). Sfocia nella differenziazione barthesiana degli stereotipi individuati attraverso la tipologia del piacere della lettura, che coinvolge il rapporto della nevrosi lettrice con la forma allucinata del testo.
Nell´Heidegger decostruito dai derridiani come Spanos si produce una diversa teoria del linguaggio, dove la phoné è una parola non spazializzata e formale, ma espressione della temporalità dell´Essere, discorso mobile fondato sul nulla, che lascia aperta l´inesauribilità del testo
Temporalità: "Erede e produttore di rovine e disfacimenti, consapevole di agire in un mondo diventato deserto, spiaggia californiana, piattitudine appiattita dalla tecnica, il soggetto critico postmoderno si dichiara quindi per un diverso rapporto teoria-prassi, stretto tra "l´assiomatizzare e il decodificare del sistema del capitale" (Deleuze citato da Hassan). Il suo impegno, caratterizzato da effetto di senso per incontro nomade (Deleuze), lo fa aggirare tra le rovine per farne l´inventario (o il recupero restauro?), ma senza più il pathos da Ruinensehnsucht romantica. (Peter Caravetta, Paolo Spedicato a cura di, Postmoderno e Letteratura, Bompiani, Milano 1984, p.28)
Dunque la rovina come processo irreversibile di dissoluzione e decadenza, un progressivo allontanamento dall´origine seguito anche da Lost Highway, che però accumula frammenti per devolverli nell´inversione dissolutiva del rammemorare per azzerare le tracce e avvicinarsi ad una nuova origine.
Inesauribilità: il critico postmoderno nega al lettore una visione unitaria dell´opera e ne afferma invece una che sia dischiusiva e decentralizzata, derivata dalla coscienza del fondamento sul nulla della storia e della ragione e dal carattere radicalmente ermeneutico del proprio lavoro linguistico, nel senso di uno sfondamento ermeneutico a catena, "un´interpretazione di un´interpretazione di un´interpretazione, e così via". (Caravetta e Spedicato, p.28).
Allegoria. Benjamin: "L´apprezzamento della transitorietà delle cose e la preoccupazione di salvarle per l´eternità costituisce uno degli impulsi più forti dell´allegoria". e della fotografia, si potrebbe aggiungere. In quanto arte allegorica, allora la fotografia rappresenterebbe il nostro desiderio di fissare l´effimero e il transitorio in un´immagine stabile e stabilizzante. Nel film anche le fotografie non sono stabilizzate e il tentativo di salvare tracce nei frammenti video da parte dell´uomo misterioso sono perturbanti, perché instabili temporalmente. E ci conducono direttamente al delirio: infatti Owens nell´intervento raccolto da Caravetta e Spedicato scrive: Dovremmo aspettarci di trovare un motivo allegorico anche nel fotomontaggio perché è "pratica comune" dell´allegoria "accumulare incessantemente frammenti, senza una precisa idea dell´obiettivo". Questo metodo di costruzione ha portato Angus Fletcher a paragonare la struttura allegorica alla nevrosi ossessiva. (Caravetta e Spedicato, p.276)
Questo consente di identificare meglio il ruolo dell´allegoria dell´uomo misterioso di Lost Highway, ancora meglio puntualizzata da Owens: "L´allegoria si occupa dunque della proiezione (spaziale, temporale, o di entrambi i tipi) della struttura come sequenza; il risultato comunque non è dinamico, ma statico, rituale e ripetitivo. Essa è allora l´epitome della contronarrativa, perché arresta la narrazione in loco, sostituendo un principio in disgiunzione sintagmatica a uno di combinazione diegetica."