Robert Coover

Quando dieci anni fa Coover fece uscire La festa di Gerald (Feltrinelli) rilasciò a Guido Almansi una intervista e alla domanda del critico italiano sul metodo usato per riuscire a tenere le fila di tanti personaggi attraverso i meandri di una vasta casa americana, rispose:"Il computer. Miracoli del computer. Io uso un computer che mi ha permesso di aprire duecento windows entro il testo dell mio romanzo. A ogni finestra corrisponde un personaggio, o un motivo narrativo. Quando volevo sapere che cosa aveva fatto Naomi, o Vic, e dove si trovavano l´ultima volta che erano comparsi nelle pagine del romanzo, aprivo l´apposita finestra, e tutte le informazioni di cui avevo bisogno apparivano sullo schermo."

Questo è uno degli approcci al canovaccio intessuto da Lynch, altri si intrecciano al corpus di Coover.

In precedenza la prassi decostruzionista aveva permesso al professore della Brown University di scrivere alcune storie labirintiche comprese nella raccolta di Pricksongs and Descants (1969), tradotto parzialmente in La Babysitter da Guanda nel 1982. Si possono riscontrare quattro tipologie di labirinto nei tre racconti della collezione tradotta da Bruno Armando, a cui si aggiunge Sculacciando la Cameriera (Guanda, 1987):


AL: The angle. The high angle shot on the tape.
ED: How´d the camera get so high like that?
AL: And smooth... Almost no movement - back and forth, I mean.
ED: Like you´d get if it was hand held.
AL: Right ... This just glided along.

Un duetto che fa il paio con la parodia metaforica di tecniche della scolastica di Coover: un metalinguaggio che scaccia la possibilità stessa di metalinguaggio. Il praticon de mano manierista che accademicamente rimanda ai manuali costantemente compreso nella parte assegnatagli divinamente continua a raccontare in Sculacciando la cameriera come nell´intero corpus di Lynch la stessa storia, considerando la perfettibilità della tecnica e dell´elaborazione (in entrambi i casi l´intento è il dileggio dell´utopia che fa della simmetria una divinità). Nei testi di Coover come nelle immagini di Lynch si ha la costante impressione di essere di fronte a situazioni ipnotiche, ma la fase onirica non è completamente riportabile con le tecniche a disposizione del linguaggio, anche se i sogni lasciano tracce fisiche: è difficile riprendersi dalle visioni per tornare alla pagina da scrivere, benché si tratti di esercizio di stile: il maestro in Coover dice: "Anche il paradosso ha le sue tecniche" e sono quelle che fanno parte della mano di Lynch riconoscibile in ogni suo film