I ¨Signori della Corte¨ purtroppo perdono la loro connotazione ironica, dove tutto il peggior moralismo puritano della provincia statunitense si trova concentrato attraverso la confessione disperata e affatto auto-indulgente di Humbert. E questa perdita si verifica perché nel film questo ruolo viene assunto da tutto l´universo che si muove attorno ai due amanti. Invece l´insistito richiamo ad una giuria non ricerca solo complicità, bensì arriva a richiedere una legittimazione dal comune senso del pudore, non solo ai personaggi incrociati dalla strana coppia, ma pretende uno sforzo di immedesimazione da parte dello spettatore, reale membro di quella giuria, che nella traduzione di Kubrick non poteva avvenire, proprio perché c´era una maggiore pulsione erotica, che sbilanciava l´attenzione verso Lolita. Il trasognato Jeremy Irons rende umanamente più plausibile il desiderio di Humbert e richiede a noi di diventare come lui. E questo indigna i bempensanti.