¨Nell´avvicinarmi all´abisso amichevole mi ero accorto d´un melodioso insieme di suoni levantisi come vapore da un piccolo centro minerario che si stendeva ai miei piedi ... Quel che udivo era la melodia dei fanciulli in giuoco, soltanto questo, e così limpida era l´aria che tra quel vapore di voci fuse, maestose e sottili, remote e magicamente vicine, aperte e divinamente enigmatiche, si poteva udire di tanto in tanto, come se venisse liberato, uno zampillo quasi articolato di vivide risa, e lo schiocco di una mazza, o lo strepito d´una piccola cariola, ma ogni cosa era davvero troppo lontana perché lo sguardo potesse discernere un movimento qualsiasi nelle strade in rilievo. Mi ero trattenuto ad ascoltare quella musicalevibrazione dal dirupo maestoso, ad ascoltare quei lampi di singole grida il cui sfondo era una sorta di mormorio discreto, e poi avevo capito che la cosa straziante e senza speranza non era l´assenza di Lolita al mio fianco, ma l´assenza della voce di lei da quell´armonia.¨.
(Vladimir Nabokov, Lolita, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1959, pag.467, trad.it.di Bruno Oddera)