¨ma lei, con un contorcimento impaziente, schiacciò la bocca sulla mia con tanto impeto da farmi sentire i larghi incisivi e da farmi condividere il sapore di menta della saliva. Naturalmente, lo sapevo, era soltanto un giuoco innocente da parte sua, un po´ di adolescente scempiaggine a imitazione di qualche simulacro di falsa passioncella, e poiché (come possono dirvi lo psicanalista e lo stupratore) le limitazioni e le regole di questi giuochi fanciulleschi sono fluide, o almeno troppo infantilmente sottili perché il compagno più anziano possa afferrarle, avevo una paura tremenda di potermi spingere tropppo oltre.¨.
(Vladimir Nabokov, Lolita, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1959, pag.174, trad.it.di Bruno Oddera)