"Ingannare la propria morte", non ammantata da quella cappa di orrore e di definitivo addio, anzi di là si ritorna persino, per rimettere le cose a posto. In fondo tutto nel film riconduce al tentativo di imporre la gioia di vivere, che nella consapevolezza di doversi arrendere, si fa sempre più sopra le righe e scostumata, come in uno stato di grazia presente soltanto sulla cresta delle note musicali, che vanno seguite per godere dell'istante di piacere, che solo la musica può assicurare.
Quindi diventa tutto un po' come una danza macabra, inebriata dall'urgenza di
allontanare la morte.