Atteggiamento sornione e sarcastico

Quello che accomuna questo universo di testi è la commistione sempre unica di interpretazioni del canovaccio costituite da infinite suggestioni nipponiche che percorrono i testi; una continua rivisitazione del patrimonio passato, introiettato, accettandone convenzioni e linguaggi che vengono però arricchiti e non saccheggiati. Il capostipite di questo atteggiamento è quell´Ueda Akinari al cui lavoro si accostò Mizoguchi con lo stesso spirito: egli opera una crestomazia di racconti dello scrittore dell´inizio dell´800 per realizzare Ugetsu Monogatari, che è risultato della fusione di Asaji ga yado (La casa fra gli sterpi) e Jasei no in (La passione del serpente), entrambi inseriti in Racconti di pioggia e di luna (Marsilio, Venezia 1988), senza rimanere minimamente fedele agli originali.

Mancano sensazioni di apocalisse, invece si avverte un malinconico addio a ciò che già da tempo non c'è più, non nelle sue forme originarie. Il Giappone saluta il Giappone e gli ricorda che dentro di sé ha qualcosa di unico; è la bolla di vetro soffiato che porta dentro la memoria della materia e del fiato. È la serie di fantasmi-sogni di cui Kitano popola L´estate di Kikujiro con i suoi volti dipinti e rituali ormai assimilati dalla quotidianità.

In Gohatto si nominano proprio I racconti della luna pallida d´agosto e sembra possibile seguire i due testi per ottenere dal confronto elementi in più per comprenderli entrambi, anche considerando dichiarazioni di grande rispetto per l'opera di Mizoguchi da parte di Oshima ("Corrispondence", maggio 1972). Attraverso una predominanza nel film di Oshima di scene notturne e comunque buie, caratteristiche delle opere di Hiroshige, si aggiungono poi ulteriori collegamenti con forme artistiche nipponiche, usate talvolta per creare atmosfere, destinate ad essere scardinate da altri canoni linguistici nel delizioso gioco di Oshima: particolarmente impressionante è la coincidenza dei toni e della profondità tra la scena del ritrovamento del corpo dell´informatore con la xilografia, Eitai-bashi, Tsukuda jima, che fa largo uso dell´inchiostrazione sfumata, dominante l´intera scena finale.

I riferimenti iconografici confortano anche i dubbi sulla duplicità di intenti del regista, poiché ad esempio l´improvviso attacco notturno dello sconosciuto ha i connotati della grafica più popolare che accompagnava l´edizione dei romanzi, come quello di Ueda Akinari: dunque le sequenze più concitate attingono ad una "tradizione" più critica, confermando l´atteggiamento sornione e sarcastico dell´autore verso i rudi miliziani; intento questo, di rappresentare la rozzezza del periodo decadente descritto, evidente se si confrontano alcune inquadrature di soggetti, ispirati con evidenza alle carte irohagaruta, usate nelle feste di capodanno per giochi familiari di società.