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Il contraltare del tragico personaggio di Nosferatu trova in Mefistofele il coté beffardo e sopra le righe. Una maschera, una marionetta. L’espressione di un altro mondo, oscuro che viene alla luce per deridere e schernire gli umani, dissacrante i luoghi di culto: freddi, ornati di imponenti colonne che deviano con la loro linearità i normali flussi di luce espressionisti zigzaganti e imprevedibili, mentre la chiesa nel momento in cui è ripresa riceve una spinta verticale rifrangendosi la luce sulle colonne, che però l’assorbono, anziché rifletterla come avviene con i forti spot che normalmente tagliano la scena, sparandosi su un volto, sorpreso e violato. Un moto ascendente che precorre la scena finale del rogo dove anche le picche puntano verso l’alto ed il fumo disperde le forti luci accomunando le anime di Gretchen e Faust e che contrasta con le traiettorie curve di strade, architetture e luci.
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